Erano gli anni ’80, Giuseppe era papà di un bambino di 5 anni, Marco. Usciti a fare una passeggiata insieme alla mamma, Marco ha insistito un po’ per chiedere di comprare delle caramelle, ma il papà glielo ha negato. Allora Marco si è innervosito molto e ha iniziato a piangere; così il papà è intervenuto con un sonoro rimprovero e il bambino si è calmato.
Trent’anni dopo, Marco è diventato adulto e si è ritrovato nella stessa situazione, ma a parti invertite. Uscito a passeggio con sua moglie e il loro bambino, Alex, ha affrontato una situazione analoga a quella che aveva vissuto lui molti anni prima. Alex voleva farsi comperare un giornalino, ma papà e mamma non erano d’accordo perché gliene avevano appena preso uno, perciò il bambino si è buttato a terra.
Marco e Alessandra lo hanno rimproverato, ma questo non è servito a calmarlo; perciò si sono fermati a parlare con lui e gli hanno spiegato che in quel momento non era possibile prendere un giornalino nuovo. Dopo alcuni minuti il bambino si è calmato e la famiglia ha ripreso la passeggiata.
Ti starai forse chiedendo quale sia la soluzione migliore per gestire i capricci del bambino; e magari ti starai immedesimando nel rapporto genitore figlio che stai sviluppando con il tuo bambino, o in quello che avevi da bambino/a con i tuoi genitori.
Se così fosse, ti dico subito che non è facile mettere a confronto queste due situazioni. Ma se continui a leggere capirai sia la ragione di questo cambiamento, sia soprattutto come costruire un solido rapporto genitore figlio al giorno d’oggi.
1. I capricci
Quelle che ti ho presentato sono due situazioni educative tipiche di due fasi storiche differenti: la prima era molto frequente in un passato non molto lontano; la seconda è più frequente al giorno d’oggi.
Naturalmente, non tutta l’educazione del passato di svolgeva come ho descritto io; né quella di oggi si svolge sempre come ho illustrato nel secondo esempio. Tuttavia, sono due esperienze che nei rispettivi periodi rappresentano delle strategie utilizzate per gestire episodi educativi frequenti come i capricci del bambino.
Spesso, l’educazione del passato era tendenzialmente molto più austera e meno affettiva di quella che si esercita oggi; questo valeva in particolare per il rapporto padre e figlio. Oggi invece c’è un dialogo molto più ricco tra genitori e figli, e non si basa più su rapporti di forza ma sull’apertura molto più marcata dei genitori verso i figli.
Forse non sempre ne hai la percezione, e certamente sono tante le famiglie che adottano ancora oggi un approccio educativo austero e direttivo verso i figli; però, se pensi che un tempo i figli non osavano nemmeno guardare negli occhi i loro padri, per il timore di ricevere un rimprovero, ti renderai facilmente conto che quel mondo è finito.
Ora ti voglio spiegare la ragione di questo cambiamento e come puoi adottare un ruolo genitoriale adatto ai bisogni del tuo bambino al giorno d’oggi.
2. Il meccanismo
Tutti ti diranno che il rapporto genitore figlio è cambiato rispetto al passato; pochi però ti diranno il perché di questo cambiamento. Ora te ne parlo io in modo che ti sia più chiaro perché tuo padre agisse con te in un modo che oggi per te è impensabile esercitare verso tuo figlio.
Il modello educativo che a quel tempo i genitori replicavano era funzionale ai bisogni della società del tempo; era un modello vecchio di due secoli, e ben collaudato per garantire che ogni bambino imparasse ad assumere uno specifico ruolo nella società.
Attualmente quel tipo di società non esiste più, si è trasformata radicalmente e questo ha contribuito a cambiare l’educazione, cioè le necessità di adattamento alle quali le giovani generazioni vanno preparate.
La società nella quale viviamo oggi, con il suo dinamismo e la sua continua evoluzione, impone alle nuove generazioni di possedere una flessibilità ai cambiamenti come non si era mai visto in nessuna delle fasi storiche precedenti dell’umanità.
Non sto drammatizzando; sto solo dicendo come sanno tanti che è una fase di importante transizione della nostra società. Ad esempio, la sociologia ci sta spiegando da molto tempo che i modelli famigliari si sono trasformati. Va de sé che il modo nel quale in essa possono essere esercitati i diversi ruoli, tra cui quelli educativi, è molto diverso che un tempo.
Se mi hai letto fino a questo punto, immagino che ti interesserà conoscere gli ingredienti per una valida educazione dei figli al giorno d’oggi. Ti accontento subito.
3. Qual è
Nell’educazione del passato, la coercizione era una pratica molto frequente per esercitare il controllo sul bambino. Se leggi alcuni commentatori, troverai ancora oggi chi sostiene l’utilità di usare con il bambino il rimprovero e fin le percosse come strumenti educativi. Questi non hanno una formazione pedagogica, perciò parlano di educazione in modo superficiale; sono però molto pericolosi perché rischiano di essere presi sul serio.
Lo scopo dell’educazione è far emergere le peculiarità del bambino, e per farlo l’attenzione educativa non va posta sulla coercizione e sulle punizioni; un genitore non è un gendarme né un giudice. Save The Children esprime benissimo il rifiuto della violenza verso i bambini: “Schiaffi e sculacciate ma anche le urla, le minacce, l’umiliazione sono punizioni dagli effetti estremamente controproducenti”.
Per raggiungere questo scopo, il genitore è molto più efficace se si basa sul dialogo con il figlio, sull’ascolto delle sue necessità, sull’osservazione dei suoi cambiamenti, sulla capacità di adattarsi all’evoluzione del bambino e dei suoi bisogni.
Forse qualcuno ti dirà che è molto più semplice gestire il bambino con qualche rimprovero; e magari a te sembrerà a prima vista una cosa più facile da gestire. Se così fosse, ti dico due aspetti che ti possono far cambiare idea.
Non è affatto detto che sia più semplice ottenere il controllo del bambino alzando la voce. Un tempo questo era più semplice perché l’intera società era austera: se andavi dal salumiere e non salutavi appena entrato, rischiavi di sentirti rimproverare per questa semplice mancanza. Oggi, invece, in molti casi un bambino non prende in seria considerazione nemmeno le minacce dei suoi insegnanti.
Non è nemmeno detto che sia più efficace. Molti dei bambini che ho seguito e che avevano delle difficoltà particolari, come una forte vivacità oppure un disturbo come l’iperattività, sono stati gestiti inizialmente con il pugno di ferro dai loro genitori; questo ha semplicemente amplificato il problema, trasformando le difficoltà del bambino in un terremoto in grado di condizionare per anni la vita dell’intero nucleo famigliare. Per non parlare delle tensioni che si possono scatenare nel rapporto genitori figli in adolescenza, oppure le eventuali rivendicazioni nel rapporto tra genitori e figli adulti.
Il dialogo con il bambino è l’unica strada percorribile oggi per costruire un buon rapporto con i propri figli, consentendo loro di coltivare le migliori opportunità di realizzazione personale.