La mamma si avvicina al castello su cui Alex sta giocando e gli chiede di scendere per andare a casa; il bambino, però, non ne vuole sapere. Lui vuole rimanere al parco a giocare.
La mamma insiste e cerca di afferrarlo per il braccio, ma Alex reagisce dandole delle sberle sulla mano e continua a giocare. La donna insiste ancora e cerca ti tirarlo giù dal castello, ma il bambino inizia a darle degli schiaffi e dei calci. La mamma cerca di schivarli e, tirandolo per un braccio, lo porta via dal parco.
È una scena che sarà capitato di osservare a più di qualcuno. Ho visto mamme e papà in seria difficoltà con bambini anche molto piccoli.
Quando i figli picchiano i genitori sistematicamente, c’è un evidente problema nella relazione instaurata tra adulto e bambino. Uno schiaffo è un comportamento che pregiudica i rapporti con l’altro, sia con i genitori sia con gli amici. Quindi è un atteggiamento che bisogna inevitabilmente trasformare in qualcosa di accettabile.
Se vuoi sapere come uscire da situazioni del genere, continua a leggere; ti spiegherò come comportarti.
1. Sostituire l’aggressività con la parola, con i bambini che danno schiaffi ai genitori
La prima cosa da evitare di fronte ai bambini che danno schiaffi ai genitori è usare la violenza per sedarli o come punizione. Non lo dico per bon ton; lo dico perché l’esempio del genitore è molto forte per il bambino.
Perciò, se il papà/la mamma ricorre alle mani per calmarlo o per punirlo, questo si sente automaticamente autorizzato ad usare la stessa strategia per farsi valere. Invece, è necessario trasmettere al bambino un approccio capace di stimolare la sua mente a riflettere. Questo approccio si adotta tramite l’uso della parola.
Parlare, spiegare, verbalizzare, ascoltare sono azioni che favoriscono il pensiero, molto più di quanto faccia uno schiaffo. Il dialogo permette al bambino di aumentare il proprio autocontrollo. Tra un momento di mostro come farlo.
2. Imparare a gestire le emozioni
Un bambino particolarmente propenso a usare le mani per risolvere i conflitti ha difficoltà a controllare le proprie emozioni. È molto più semplice dare uno schiaffo piuttosto che fermarsi a ragionare con il papà se scendere o meno dallo scivolo. Però non è possibile lasciare che il bambino utilizzi questa strategia di fronte alle controversie, perciò bisogna agire con calma ma con risolutezza.
La risolutezza riguarda il fatto di non consentire al bambino di alzare le mani su di noi o sugli altri. Questa però va accompagnata dalla sensibilizzazione del bambino verso il danno o il dolore causato. A lui deve essere chiaro il nesso causa-effetto tra l’azione che compie e le conseguenze che si generano.
La prima conseguenza è che la persona aggredita soffre. Magari non sarà stato un grosso trauma per l’adulto, ma questo non toglie il fatto che quel gesto verso un altro bambino potrebbe avere conseguenze ben più gravi.
Se questo non è sufficiente, si può mettere il bambino di fronte alle altre conseguenze che comporta quell’atteggiamento: dover ritornare a casa, non tornare al parco per un po’ di giorni e altro. Ma la cosa più importante riguarda il dialogo con il quale si spiega al bambino che quel comportamento genera una sofferenza in noi.
3. Anticipare l’evento
Ci sono situazioni nella quali i bambini sono più vulnerabili, cioè si lasciano trascinare dalle emozioni fino a perdere il controllo.
Osservando il proprio figlio, è possibile individuare facilmente quali situazioni hanno maggiore probabilità di generare un comportamento aggressivo. Quelle situazioni vanno gestite in questo modo:
a) vanno mappate: mamma e papà hanno esperienze diverse col bambino perciò possono unire le forze per osservare e analizzare assieme i fattori scatenanti, le ricorrenze.
b) vanno preparate: le situazioni in cui il bambino sfoga la propria aggressività vanno prese per tempo. Al bambino va anticipato l’evento a parole, spiegandogli che quella situazione lo spinge ad usare le mani ed è una cosa che va evitata. In questo modo, lui può prepararsi al meglio per affrontare la situazione e cercare di controllarsi.