Come educare

Come educare un bambino di 10 anni al meglio

Stai incontrando alcune difficoltà con il tuo bambino di 10 anni e non sai come venirne fuori. A scuola si dimostra abbastanza svogliato e anche a casa tende ad impegnarsi poco nello studio. Tu e il/la tuo/a partner ne avete parlato spesso ma non sapete come gestire questa cosa e avete diversi dubbi su come educare un bambino di 10 anni; vi sentite spesso in crisi per i suoi comportamenti e avreste bisogno di qualche suggerimento.

Un bambino di 10 anni ha generalmente acquisito le competenze di base per affrontare lo studio in modo sufficientemente autonomo. Ciò nonostante, non è detto che si senta sufficientemente motivato a farlo.

Alcuni bambini, infatti, mettono uno scarso impegno nello studio: alcuni sono poco interessati, altri faticano a stare dietro a tutta la mole di lavoro che hanno, altri ancora possono avere dei disturbi che rendono meno efficiente l’attività di studio. In altri casi, è anche possibile che il metodo di insegnamento non sia adatto allo stile di apprendimento del bambino, e questo complica ulteriormente la situazione.

Penso che tra le domande che ti poni ci siano anche queste: in quale modo posso responsabilizzare mio figlio nello studio? Come posso suscitare in lui un maggiore interesse verso la scuola? È giusto che insista a pretendere da lui un maggiore impegno o devo limitarmi a richiedergli l’impegno che riesce a dare? Se si rifiuta di farlo e fa i capricci come mi devo comportare?…

Può darsi che tu abbia cercato qualche indicazione leggendo alcuni libri o degli articoli, ma probabilmente non hai trovato dei suggerimenti precisi per capire come comportarti, a parte forse qualche suggerimento generico.

È normale che un genitore si ponga questo tipo di interrogativi e si chieda come educare un bambino di 10 anni, quando arriva questa fase; se ti trovi anche tu ora in questa situazione, ti può essere molto utile leggere quello che ho scritto per te.

Ti darò, infatti, alcuni suggerimenti molto interessanti per aiutarti a capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo in questo momento. In realtà, ciò che ti fornirò è ben più di un suggerimento; io ti fornirò un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori, grazie alla quale capirai da solo, volta per volta, come comportarti. 

1. Bambino di 10 anni: che cosa significa educare

La prima cosa che ti suggerisco di fare è di guardare la mia breve Guida su “come educare un bambino”; è un primo passo per capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. È la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.

Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con il tuo bambino di 10 anni per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:

– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;

– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;

– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.

2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore

Sulla base di quello che ho spiegato in modo dettagliato in questo articolo, il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal bambino stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il bambino, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.

Quando lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questo tipo di funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui dire sistematicamente al bambino ciò che deve o non deve fare.

Una funzione educativa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere. È opportuno, quindi, che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».

Al fine di svolgere in modo adeguato questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti è di fare emergere tutte le potenzialità del bambino, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile.
Ora che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con un bambino di 10 anni.

3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno

La strategia più efficace per dare al bambino degli stimoli adeguati alla sua crescita è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del bambino. Ora utilizzo un esempio molto intuitivo per aiutarti a comprendere bene questo principio elementare.

Di solito, di fronte ad un compito troppo difficile il bambino tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo semplice si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.

La soluzione ottimale per favorire lo sviluppo del bambino è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come metterla in pratica nella tua vita di tutti i giorni.

All’inizio, ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un bambino di 10 anni, tra i quali c’era anche il problema di responsabilizzare il bambino allo studio e farglielo vivere con interesse e senza timore.

Ora intendo darti alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti del tuo bambino, in situazioni analoghe.

4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

Si tratta di una situazione tipica e io la utilizzo solo a titolo di esempio, in modo da trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la crescita del bambino nell’impegno scolastico, attraverso la zona di sviluppo prossimale:

A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: è la situazione che si crea quando si pretende che il bambino studi tutto ciò che dice la maestra, senza preoccuparsi delle difficoltà che può incontrare; magari anche arrabbiandosi se non lo fa o quando non ottiene dei risultati soddisfacenti.
Se lui non riesce a farlo adeguatamente, si sconforta perché sa di avere una difficoltà ma non sa come superarla (dislessia, stili di apprendimento, metodo studio); inoltre, sente di non poter trovare un appoggio a casa.

B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: se si lascia il bambino a se stesso, senza verificare che studi o di farlo solo se e quando ne ha voglia, lui potrebbe non avere degli stimoli sufficienti per fare del suo meglio.
In pratica, anche se possiede delle buone abilità, potrebbe limitarsi ad usarle al minimo delle proprie potenzialità. Se è un bambino molto capace farà certamente bene, ma se dovesse avere la minima difficoltà, è possibile che si areni.

C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: è quello che succede quando ci si preoccupa semplicemente di verificare che studi e che i suoi risultati siano soddisfacenti. Probabilmente andrà bene, ma non sarà stimolato a sufficienza.

Ora prova a chiederti come potresti fare per fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità. La soluzione è molto semplice; è sufficiente, infatti, accompagnare il bambino ad apprezzare lo studio, proponendoti di tanto in tanto di ascoltarlo mentre ripassa le materie, oppure parlando con lui degli argomenti che sta affrontando.

In questo modo, hai la possibilità di capire molto meglio che tipo di difficoltà potrebbe eventualmente manifestare (legge male, impiega molto tempo per apprendere, l’insegnante è noioso quando spiega oppure chiede ai ragazzi che studino da soli senza dare loro prima una spiegazione, ecc.).

Avvicinandoti a lui e alla sua difficoltà, puoi capire come rendere tuo figlio più interessato allo studio, il quale rappresenta un aspetto piuttosto rilevante per consentire la realizzazione personale di tuo figlio.

Inoltre, prestando una certa attenzione al modo in cui il tuo bambino si avvicina allo studio, si creano delle situazioni di dialogo molto naturali tra di voi, che possono rendere la comunicazione tra genitore e figlio molto più efficace di qualunque insegnamento frontale.

Pierluigi

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