Come educare

Come educare al meglio un bambino di 6 anni

Hai un bambino di 6 anni e lo trovi abbastanza svogliato nella gestione dei compiti e nella scuola; infatti, trascura molto questo impegno e tu non sai mai come comportarti con lui. Ci sono tanti dubbi nella tua mente su come educarlo, tanto che ti senti spesso in crisi per i suoi comportamenti.

Pertanto, le domande che ti poni sono queste: come posso insegnare al mio bambino ad applicarsi nei compiti correttamente? È giusto che insista su questo o devo essere più permissivo? Se si rifiuta di fare i compiti e fa i capricci come mi devo comportare?…

Probabilmente, leggendo libri o articoli non hai trovato delle indicazioni utili a capire come comportarti, a parte qualche suggerimento molto generico.
Generalmente, tutti i genitori si chiedono come educare bambini di 6 anni quando arriva questa fase; se anche tu ti trovi in questa situazione, ti può essere molto utile leggere quello che ho scritto per te qui sotto.

Ora ti darò alcune indicazioni interessanti per permetterti di capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo ora. Ti fornirò un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori, grazie alla quale capirai da solo volta per volta come comportarti. 

  1. Bambino di 6 anni: che cosa significa educare
  2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore
  3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno

1. Bambino di 6 anni: che cosa significa educare

La prima cosa che ti suggerisco di fare è guardare la mia breve Guida su “come educare un bambino”. È un primo passo utile a capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. È la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.

Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla come un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con il tuo bambino di 6 anni per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:

– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;

– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;

– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.

2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore

Come già ho spiegato in modo dettagliato in un altro articolo, il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal bambino stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il bambino, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.

Quando lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questo tipo di funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui dire sistematicamente al bambino ciò che deve o non deve fare.

Una funzione educativa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere. È opportuno, quindi, che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».

Al fine di svolgere in modo adeguato questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti è di fare emergere tutte le potenzialità del bambino, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile. Ora che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con il tuo bambino di 6 anni.

3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno

Una tra le più efficaci strategie per dare al bambino degli stimoli adeguati alla sua crescita è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del bambino. Ora utilizzo un esempio molto intuitivo per aiutarti a comprendere bene questo principio elementare.

Di solito, di fronte ad un compito troppo difficile il bambino tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo semplice si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.

La soluzione ottimale per favorire lo sviluppo del bambino è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come metterla in pratica nella tua vita di tutti i giorni.
In apertura di articolo, ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un bambino di 6 anni, tra i quali c’era anche il problema di abituare il bambino ad affrontare la scuola in modo adeguato.

Ora intendo darti alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti del tuo bambino, in situazioni analoghe.

Si tratta di una situazione tipica e io la utilizzo solo a titolo di esempio, in modo da trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la crescita del bambino nell’impegno scolastico, attraverso la zona di sviluppo prossimale:

4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

All’età di 6 anni, il bambino inizia la scuola primaria. Si tratta di una fase piuttosto delicata per lui perché deve passare da un contesto di grande libertà, come quello che caratterizza la scuola dell’infanzia, ad uno molto più strutturato. È un cambiamento imponente, che può generare una forte apprensione nel bambino; perciò va accompagnato ad affrontarla in modo adeguato.

A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: è la situazione che si crea quando si impone al bambino di fornire il massimo impegno ma non si presta attenzione alle difficoltà che può incontrare.
In molti casi, può darsi che questo approccio dia buoni risultati e che il bambino sia sufficientemente abile e sereno da raggiungere gli obiettivi sperati.
Tuttavia, per alcuni bambini può rappresentare una sfida troppo complessa; ad esempio, perché hanno delle difficoltà di apprendimento, o perché sono ancora un po’ immaturi per reggere quei ritmi (è un caso frequente per molti anticipatari), o anche a causa di qualche disturbo.
Lo sconforto per non riuscire a raggiungere adeguatamente i risultati richiesti, insieme all’impossibilità di riconoscere le proprie difficoltà ai propri genitori, possono rendere il bambino molto insicuro.

B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: se il bambino viene lasciato a se stesso, senza che ci si curi del suo impegno nei compiti, non è detto che riesca a farvi fronte in modo sufficientemente adeguato. Anche un bambino capace, se privo di stimoli adeguati, rischia di arenarsi.

C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: se ci si preoccupa semplicemente che vada a scuola e che abbia dei buoni voti, è probabile che non si fornisca al bambino un’ampia varietà di stimoli. Anche se raggiunge gli obiettivi minimi grazie alle proprie capacità, è possibile che non si senta motivato ad esprimere queste e altre capacità al meglio delle proprie potenzialità.

Facciamo ora un passo ulteriore e chiediamoci come fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità. Una soluzione piuttosto efficace che ti suggerisco di adottare è di accompagnare la sua attività di studio con una certa partecipazione, in modo da avere sempre chiaro cosa stia realmente capendo e quali difficoltà possa eventualmente incontrare.

Ma soprattutto, questa modalità ti permette di capire come rendere tuo figlio più sensibile all’utilizzo degli argomenti che studia nelle cose della vita. L’apprendimento, infatti, è una delle leve più importanti per consentire la realizzazione personale di tuo figlio.

Infine, mantenendo una certa attenzione al modo in cui il tuo bambino si avvicina ai compiti, allo studio o alla lettura, si creano delle situazioni di dialogo molto naturali tra di voi, che possono rendere la comunicazione tra genitore e figlio molto più efficace di qualunque insegnamento frontale.

Pierluigi

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