I capricci dei bambini rappresentano un fenomeno che genera spesso nei genitori un livello di apprensione elevato; infatti il binomio “capricci bambini” è ben consolidato nella mente di molte persone. Se sei una mamma o un papà, avrai affrontato molte volte i capricci di tuo figlio; in alcuni casi ti sarai accorto di faticare parecchio per gestirli, oppure di risultare inefficace. Ad esempio, avrai provato ad alzare la voce per farlo smettere, ma avrai capito che questo atteggiamento può non essere sufficiente. Preso per sfinimento, avrai forse scelto di accondiscendere alle richieste del bambino a concedergli un nuovo gioco in regalo; ma questo non deve essere stato sempre risolutivo per risparmiarti difficoltà le volte successive.
Qualora le cose stessero così, allora sei arrivato nel posto giusto; ti spiegherò come comportarti in futuro per ottenere risultati migliori con tuo figlio rispetto a quelli che hai sperimentato finora. Se invece non sei ancora un genitore ma lo stai per diventare o vorresti esserlo, questa guida ti aiuterà a: immedesimarti in una dinamica abbastanza frequente nella vita di una mamma o di un papà; non nutrire alcuna ansia nell’associare due concetti come capricci e bambini; capire come affrontarli efficacemente.
Infatti, quella che ti esporrò ora è una semplice strategia educativa che ti permetterà di capire come gestire i capricci dei bambini, e ti potrà essere molto utile per recuperare il dialogo con tuo figlio nei suoi momenti di crisi. Per rendere più comprensibile possibile la trattazione, utilizzerò un esempio molto elementare. Iniziamo!
1. Capricci bambini: il senso di inadeguatezza che generano
2. Capricci bambini: il meccanismo educativo che si inceppa
3. Capricci bambini: la reazione abituale di molti genitori di fronte alle pretese del bambino
4. L’approccio da adottare per intervenire con serenità ed efficacia
5. La spiegazione degli effetti che otterrai con questo approccio
6. Quale punizione dare al bambino (o meglio, come sanzionare un comportamento inadeguato)
Giovanni insiste per avere un gioco nuovo che l’ha colpito tanto, ma la mamma non glielo vuole prendere; così, il bambino inizia a piangere e a urlare per protesta in mezzo alla strada.
La mamma risponde che non è proprio possibile e gli dice di muoversi, perché bisogna andare a casa e ci sono molte cose da fare. Al figlio, però, questo non importa affatto, perché lui vuole a tutti i costi il gioco che ha appena visto in vetrina; quindi lui continua a urlare e a dimenarsi a terra, tra la gente che passa. La mamma lo prende per il braccio e lo trascina via a fatica, dicendogli di finirla; ma lui punta i piedi e piange ancora più nervosamente.
Si avvicina il papà che ripete al figlio le stesse cose, intimandogli di muoversi perché bisogna andare subito a casa. Tra lacrime e spinte, il bambino grida che non si muove di lì finché non gli prenderanno il gioco che ha visto. Questo è un esempio dei tanti che si potrebbero fare sui capricci dei bambini a qualunque età. Che cosa può fare un genitore in questo frangente o con un bambino capriccioso? Questa è la domanda che molti si fanno prima o poi quando il proprio figlio inizia a fare i capricci e ad opporsi in modo deciso alle richieste di mamma e papà.
Di fronte ai capricci dei bambini, i genitori vanno spesso nel panico, perché non sanno come gestire situazioni tanto cariche di emozioni e, in alcuni casi, anche piuttosto imbarazzanti.
Capita che episodi come questo non avvengano solamente tra le mura domestiche, ma che si ripetano anche in varie situazioni al di fuori della casa: durante una passeggiata, all’interno di un ufficio o mentre si stanno facendo acquisti al supermercato. Comportamenti simili possono creare nei genitori un forte senso di disagio, perché è dura controllarsi e non reagire alle provocazioni di un bambino. Questo disagio è legato al senso di inadeguatezza che si crea nel genitore se non riesce a trovare delle strategie adeguate a far desistere il bambino. Spesso infatti è molto difficile individuarne di efficaci, perché il momento, il tempo e le circostanze colgono alla sprovvista.
È chiaro che, di fronte ad un capriccio, delle difficoltà ci sono e vanno affrontate. Il bambino è in crisi perché vorrebbe ottenere qualcosa ma, non essendo possibile per lui avere ciò che desidera, il divieto gli crea una tensione molto intensa. Quando è molto piccolo, infatti, non è ancora capace di consolarsi da solo. Ha bisogno che la sua mamma o il suo papà facciano per lui ciò che non riesce a fare autonomamente. Questo gli permette di avere un appoggio o comunque di trovare delle risorse utili a superare quella difficoltà.
Quando invece è più grande, riesce probabilmente a darsene una ragione ma l’abitudine ad interagire in un modo simile con i propri genitori può indurlo ad utilizzare questa strategia come prassi e con una particolare tenacia. Anche solo per noia. Se questo comportamento si protrae fino all’adolescenza, quando i figli non rispettano i genitori diventa piuttosto complesso recuperare la situazione.
Se queste pressioni sono continue generano una certa insofferenza nel genitore e mettono in crisi la dinamica educativa. Anche perché nell’istante in cui si manifesta un capriccio, in molti casi lui avrebbe molte altre cose più urgenti da fare: deve fare la spesa, sta concludendo una telefonata importante, sta guidando, sta parlando con un impiegato in un ufficio, sta pagando una bolletta e mille altre cose. Nella mia esperienza professionale sono state tante le situazioni in cui ho visto dei genitori in situazioni simili con i propri figli, spaventati nell’opporre un rifiuto al bambino per il timore di dover fronteggiare le sue reazioni; perciò so bene quanto possa essere difficile gestire un bambino che pretende di avere immediatamente ciò che vuole.
Il rischio maggiore che si corre a non gestire questi episodi in modo adeguato, è di appiattirsi troppo alle richieste del figlio, subendone passivamente le forti richieste. Quando si crea questa consuetudine, il bambino comincia a rendersi conto che può ottenere facilmente le cose che desidera e può iniziare ad insistere sempre di più, come se fosse un gioco. Un comportamento simile si genera perché il funzionamento del bambino in tenera età dipende fortemente dal bisogno di soddisfare il proprio piacere personale; con il tempo, invece, impara che questo non è sempre possibile e inizia a fare un esame più obiettivo della realtà. Questo esame, però, dipende in parte anche da come viene accompagnato dai suoi genitori a realizzare questo delicato passaggio.
Quella che ti spiego tra breve è una possibile strategia con la quale puoi arricchire il tuo intervento educativo per gestire i capricci del tuo bambino con efficacia, ed evitare che fenomeni del genere si ripetano spesso nella vostra esperienza, o che avvengano con un’intensità tanto elevata da farti perdere il controllo della situazione. Ora, quindi, voglio mostrarti come reagiscono molti genitori quando si inceppa il meccanismo che abbiamo appena visto.
Da bambino sarà certamente capitato anche a te di combinare qualche pasticcio e di essere messo in castigo dai tuoi genitori. Molte volte avrai anche visto altri bambini esserlo, e rimanere, ad esempio, senza la tv per alcuni giorni a causa di un danno procurato o per non aver fatto i compiti; così come non poter andare a giocare da un amico o non poter fare per alcuni giorni una cosa molto ambita. Magari sarà capitato anche a te di agire in modo simile nei confronti di tuo figlio; è una cosa tutto sommato frequente.
Talvolta le “punizioni” assegnate ai bambini per i loro comportamenti impropri sono anche molto più severe. Una volta capitava che i bambini fossero mandati a letto senza cena; oggi è probabilmente più raro, ma capita di sicuro che certi genitori alzino molto la voce con il proprio figlio, e in vari casi addirittura le mani. Non è, poi, tanto infrequente che i genitori utilizzino queste strategie, come le urla, le percosse, il castigo e la punizione, come se fossero dei veri e propri strumenti educativi, quando non sanno quali altre strategie adottare per gestire la relazione con il bambino, specie se vivace. In vari casi, avrai visto che strategie simili non servono a nulla, poiché il problema si ripropone; e già questo ti fa comprendere che soluzioni tanto drastiche e rigide rischiano di essere del tutto inefficaci se il tuo scopo è quello di rasserenare il tuo bambino e te. Figuriamoci, poi, se il tuo fine è di crescere un bambino solido.
Aggiungiamo anche un altro aspetto: oltre a non servire in molte circostanze, queste strategie possono perfino alimentare un atteggiamento oppositivo del bambino verso mamma e papà, qualora lui si renda conto che la strategia del genitore è così grossolana.
In effetti, dal punto di vista comunicativo una modalità tanto rigida non fa altro che trasmettere al bambino l’idea che non si hanno altre frecce al proprio arco; salvo la magra consolazione di alzare ancor di più la voce. Inoltre, questa modalità spinge il genitore verso un binario morto che non conduce da nessuna parte.
Ora ti spiego come invece puoi procedere in un modo più adeguato ed efficace, e ti faccio vedere step by step come sia opportuno ragionare.
Prima di tutto ti dico una cosa. Hai presente le punizioni, i castighi e gli sculaccioni per fare in modo che il bambino si comporti meglio e non faccia più i capricci? Dimenticali, ne puoi fare benissimo a meno, ottenendo molto più di quanto facciano questi sistemi. Continua a leggermi e ti spiegherò come fare.
Iniziamo col dire che, di fronte ai capricci dei bambini, la prima domanda che un genitore si dovrebbe fare è la seguente: mio figlio ha capito qual è la ragione per la quale non va bene la cosa che gli sto negando? E ha capito anche che io ci tengo affinché non accada più che si impunti? Che mi dispiace per lui se quell’atteggiamento continua, perché così lui si perde altre opportunità?
Se mi accorgo che non sto trasmettendo questo messaggio a mio figlio, allora è molto probabile che lui viva molto male i miei tentativi di responsabilizzarlo; perciò è meglio se mi fermo a capire di non essere io ad alimentare il muro contro muro nei suoi confronti. Nell’esempio che ho fatto all’inizio, i genitori avrebbero potuto spiegare a Giovanni che in quel momento non ce n’era il tempo; oppure avrebbero potuto aggiungere che gliene avevano appena comprato uno poco tempo prima e che sarebbe stato eccessivo prenderne subito un altro; o che magari quel gioco era troppo costoso. Insomma, avrebbero potuto rappresentare chiaramente al bambino la ragione del loro divieto, in una forma semplice e trasparente, anziché trincerarsi dietro quell’imperativo categorico del tipo: «Non te lo prendo perché non si può!».
Quando è stato superato questo primo scoglio, e ci si è accorti di aver spiegato bene al proprio figlio tali ragioni e ciò che si vorrebbe da lui (cosa non sempre scontata), allora ci si può porre una seconda domanda: prima di sgridarlo, ho già messo in atto una strategia per aiutarlo a superare il problema?
Se la risposta è no, mi prodigo nel trovare un modo per farlo, così da aiutarlo a venire fuori più facilmente dal vicolo cieco nel quale si è rinchiuso. Bisogna infatti ricordare che quanto più il bambino è piccolo, tanto più scarse sono le strategie di cui dispone per uscire dall’angolo in cui si sia rintanato con la propria ostinazione; pertanto, è opportuno che sia io adulto a fare il primo passo per fargli superare l’impasse. Se poi la coppia genitoriale riesce ad agire in sinergia su questo aspetto, gli effetti sono ancora più immediati. Tornando all’esempio di Giovanni, si sarebbe potuto aggiungere che, benché il gioco fosse troppo costoso, avrebbe potuto essere un bel regalo per lui alla prima occasione buona, come il suo compleanno, oppure a Natale o in un’altra ricorrenza.
Così facendo, si aiuta il bambino ad imparare a procrastinare la soddisfazione di un suo bisogno, senza rifiutare esplicitamente una sua richiesta; un’abitudine di questo tipo permette al bambino di reggere meglio la tensione e di acquisire un’enorme resilienza di fronte ai conflitti. Agendo in questo modo, vedrai molto presto i benefici, ma esso avrà anche un importante effetto moltiplicatore sulla qualità del rapporto che si instaurerà tra di voi durante la delicata fase preadolescenziale e adolescenziale.
Qualora lui perseveri ad agitarsi e a pretendere, nonostante io abbia agito con queste accortezze, allora mi pongo una terza domanda: qual è il modo più opportuno per indurlo a modificare il suo comportamento?
Con un bambino piccolo che si butta a terra gridando, dopo avergli spiegato che non è possibile fare come vuole, in genere è sufficiente che lo si prenda semplicemente in braccio con cura, distogliendo la sua attenzione. Qualora ciò non dovesse bastare, perché è diventato più grande e si ostina molto o perché col suo comportamento ha provocato delle conseguenze rilevanti (per esempio, un danno), il bambino va sicuramente responsabilizzato su quanto accaduto, pur con le opportune modalità. Come fare? Ora lo vediamo.
Se dopo l’ennesimo richiamo il bambino continua i suoi capricci e urla sempre di più senza curarsi di te, tu abbassa il tono della voce e fagli capire con un tono normale, seppur rammaricato, che il suo atteggiamento è eccessivo e che tu ora, oltre ad essere deluso per come si sta comportando, vuoi che ti dimostri di sapersi controllare meglio.
Naturalmente, può anche darsi che lui non prenda in minima considerazione ciò che dici, ma per te questo non è un problema.
Il tuo obiettivo principale non è di ottenere dei modesti successi momentanei, ma di garantirti un successo educativo stabile e duraturo nel tempo, che conduca ad una relazione educativa efficace e, possibilmente, ad un futuro rigoglioso per il tuo bambino. Il successo educativo va costruito giorno dopo giorno, con la politica dei piccoli passi. Quindi, spiegagli che per riparare a quello che ha fatto, da quel momento in poi avrà a disposizione, ad esempio, cinque minuti in meno al giorno di televisione o di videogames o di giochi con gli amici o di una delle cose a cui tiene particolarmente. E chiariscili che sarà così finché tu non vedrai che il suo comportamento sarà realmente migliorato.
Può darsi che in seguito a questo lui ti sfidi ancora, ma anche questa reazione non ti deve preoccupare; perché tu non vuoi abbassare il vostro rapporto ad una competizione infantile, quanto piuttosto dare al tuo bambino un’efficace risposta da adulto, una risposta che lo aiuti a crescere.
Bene, adesso che hai capito quale strategia adottare e quali effetti puoi sortire, ti spiego le ragioni per le quali ti suggerisco di tenere questa linea.
Il basso tono della voce offre al bambino un punto di riferimento per comprendere la giusta lunghezza d’onda sulla quale sintonizzare la comunicazione con te. Quando perdono il controllo, infatti, i bambini hanno maggiore difficoltà degli adulti a regolare il proprio comportamento, perciò siamo noi a dover fornire loro un punto di riferimento affinché recuperino l’equilibrio. Se la tua obiezione è che così facendo il bambino non sente le nostre parole, ti rispondo che il fatto che le comprenda è secondario rispetto all’opportunità di capire che deve recuperare il controllo delle proprie emozioni: se io abbasso il volume della voce gli sto già comunicando una cosa essenziale, cioè che deve cercare di controllarsi. Proprio come sto facendo io. Con il mio comportamento, infatti, gli sto dimostrando che, a differenza sua, io ho la situazione sotto controllo e non mi faccio coinvolgere in una scaramuccia; così appaio ai suoi occhi sicuro di me stesso.
Se ti ha provocato fino a questo punto, la delusione è il sentimento che, verosimilmente, stai provando in quella situazione; bene, non esitare a trasmetterglielo. È molto importante, infatti, far vedere al bambino che le sue azioni hanno un impatto emotivo su di noi, in modo da fargli comprendere esattamente qual è l’effetto che produce il suo comportamento. Non sei affatto una persona debole se fai vedere a tuo figlio che ti ha ferito; al contrario, ti dimostri solido e lo educhi a governare le proprie emozioni nel modo più efficace possibile, cioè attraverso il tuo esempio concreto.
Può forse accadere che lui ti riversi ancora altra rabbia ritenendo di averti ferito, nel qual caso ti invito a maggior ragione a manifestargli il tuo disagio per quello che ti sta dicendo; se abitui il bambino a comprendere le emozioni sue e quelle altrui lo aiuti a rafforzare enormemente la sua capacità di autocontrollo.
Un solido rapporto tra genitore e figlio si basa sulla fiducia, perciò se il bambino con il suo comportamento si è giocato la nostra fiducia, sta a lui recuperarla; e va messo nella condizione di poterlo fare. Senza alcuno spirito di vendetta da parte nostra, ma solo con l’esplicita intenzione di far rispondere lui, con le sue possibilità, per ciò che ha fatto.
Il nostro compito educativo di genitori è di mettere progressivamente sulle sue spalle le responsabilità che gli competono; ecco perché deve essere lui a dimostrare di sapere far fronte alla richiesta di riparazione che gli abbiamo fatto. Non solo. Cercare di recuperare la nostra fiducia ha per lui un costo e per sostenerlo deve attivarsi in modo autonomo, compatibilmente con la sua età e il suo sviluppo. Vediamo ora come metterlo di fronte alle sue responsabilità.
Ho detto cinque minuti e non un’ora. Ho anche detto finché migliorerà, senza precisare uno, due, tre o dieci giorni. Ti ho suggerito questo approccio perché altrimenti il bambino prenderebbe la cosa come una sfida, che in moltissimi casi sarebbe infruttifera per entrambi.
Preferisco, infatti, suggerirti di mettere sulle sue spalle una piccola responsabilità (che io non chiamo punizione, ma sanzione o riparazione di un comportamento inadeguato) e per un tempo indefinito, cosicché il bambino non si focalizzi su una scadenza distraendosi dal suo reale obiettivo, che è di riparare a quanto fatto.
In questo modo non lo si affligge con qualcosa di troppo pesante, ma si rimette a lui la possibilità di recuperare la situazione; anche istantaneamente, qualora ne sia realmente intenzionato.
Chiaramente, può capitare che ci faccia vedere subito di sapersi comportare bene per il solo fatto di evitare la sanzione che gli attribuiremmo, e magari rifare subito dopo lo stesso capriccio; allora sarà nostra cura spiegargli che si è approfittato della nostra fiducia ed eventualmente agire di conseguenza, sempre con lo stesso criterio.
Può forse capitare che lui voglia provocarci ancora di più. Niente paura, allora i cinque minuti potranno aumentare, diventando sei, sette o dieci; ma crescendo sempre per piccoli step.
Lui potrà forse insistere ancora, ma si troverà nella condizione di legarsi le mani da solo, sempre di più ed inutilmente, per un periodo di tempo che comunque non è assolutamente nella sua discrezionalità definire; salvo poter incidere con un atteggiamento più adeguato. A lungo andare, questo circolo vizioso fa venire meno in lui il bisogno (e l’eventuale piacere) di opporsi a quella regola sensata che gli abbiamo indicato.
Questo atteggiamento lo puoi utilizzare in ogni situazione educativa; quello che però mi preme segnalarti è di non utilizzarlo mai come una prassi ricorrente, perché non è questa la strada corretta per costruire giorno dopo giorno il dialogo con tuo figlio.
Una strategia come questa ti può servire solo per recuperare una situazione che abbia preso una brutta piega, e per rimetterla entro una cornice ispirata ai principi generali di un congruo intervento educativo.
Ma se dovrai ricorrere ad una soluzione come questa per recuperare il controllo di una situazione divenuta difficile, ti accorgerai che la volta successiva in cui tuo figlio dovesse ricadere in un comportamento analogo, sarà molto più semplice venirne fuori: sia per te, sia per lui.
Sulla base delle riflessioni fatte, a chi mi dice che ai bambini bisogna alzare la voce o le mani, io rispondo che invece serve solo parlarci; con calma, con affetto, ma anche con risolutezza laddove serva. Comunque sempre con un atteggiamento che sia adeguato a comprendersi reciprocamente, e con la voglia di aiutarlo.
Se l’atteggiamento di un sano dialogo è la prassi nel tuo modo di discutere con il tuo bambino, ti assicuro che eccessi di ira e frustrazione non sfioreranno minimamente il rapporto fra te e tuo figlio.
Qualora tu volessi imparare, oltre a gestire i capricci dei bambini, anche delle altre cose su come aiutarlo a crescere solido e sicuro di sé, così da non innervosirti più con lui, puoi scaricare l’Ebook che metto a tua disposizione gratuitamente per imparare ad evitare gli errori più grossolani commessi dai genitori.
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