Come tutti sanno, il bullismo è un fenomeno piuttosto pesante da subire. La vittima delle prevaricazioni si trova in una posizione di estremo svantaggio che i bulli sfruttano quotidianamente per sfogare la propria aggressività. Credo sia successo a chiunque di vivere qualche esperienza simile, anche solo indirettamente.
Non sto parlando di un bisticcio tra ragazzi, sto parlando ad azioni di violenza o prevaricazione sistematica ai danni di qualche persona in condizione di fragilità. E non mi riferisco nemmeno al solo mondo adolescenziale, ma a tutti gli ambiti nei quali avvengono delle prevaricazioni nei confronti di una persona che in qualche modo è subordinata o assoggettata ad un’altra.
Non tutti però hanno un’idea chiara su cosa esso sia, quindi ora entrerò nel merito di cos’è il bullismo, delle sue cause e dei suoi effetti, fino a spiegarti quali sono le forme che questo fenomeno può assumere nella società e come prevenirlo.
Iniziamo col dire in parole semplici che cos’è il bullismo. Si tratta di una forma di comportamento aggressivo esercitata in modo ripetitivo da una persona nei confronti di un’altra, che viene scelta come bersaglio di attacchi mirati. Se vuoi qualche dettaglio più specifico, qui troverai una definizione molto accurata.
È molto frequente leggere sui giornali episodi di questo tipo tra i giovani, soprattutto all’interno di contesti scolastici, ma pensare che il bullismo si svolga solamente in questo ambito è un errore; il bullismo si manifesta abitualmente anche in altri contesti, come quello lavorativo, sportivo o anche familiare.
In sostanza, si tratta di comportamenti aggressivi basati sull’intimidazione di una persona percepita come più debole; in alcune circostanze, questi comportamenti sfociano anche in episodi talmente gravi da configurare un reato, sia di tipo penale (violenza, lesioni, ecc.), che patrimoniale (furto, danneggiamento…).
Fatto salvo quanto previsto dalla normativa civile e penale, in Italia non esiste una norma specifica sul contrasto al bullismo; tranne per il cyberbullismo. Tuttavia, la grande eco mediatica di certi episodi sta creando un ampio dibattito sul tema del bullismo giovanile. Questo sta sollevando una discussione sull’esigenza o meno di intervenire con una apposita legge per contrastare questo fenomeno.
Non so se si arriverà ad una legge ma francamente non credo che sia indispensabile; sia perché queste forme di violenza coinvolgono tutte le sfere della vita di una persona e non solo i giovani, sia perché una legge non basta a ridurre efficacemente le cause di questo fenomeno di aggressività nella vita delle persone, se non ci sono comportamenti diffusi nelle comunità locali adatti a disinnescare dinamiche ricattatorie.
Quando avrai finito di leggere questo post, probabilmente ti saranno chiare le ragioni.
Come ti ho già detto, il bullismo non è un fenomeno che riguarda solo i giovani; episodi di aggressività ripetuta a danno di persone fragili avvengono in tutti gli ambiti della vita, ad ogni età. Di conseguenza, è importante che non ti soffermi solo sui giovani.
Forme di aggressività di questo tipo non hanno un’unica causa, ma sono generate da un insieme ampio e articolato di cause scatenanti, molte delle quali sono ancora oggetto di studio. Tuttavia, per esperienza so che anche il bullismo segue alcuni ordini di fattori di ogni altro fenomeno di violenza.
Per darti un’idea molto chiara sulle cause del fenomeno, uso una metafora; il bullismo scaturisce da qualcosa di simile a ciò che nell’ambito della sicurezza antincendio viene definito il triangolo del fuoco. Combustibile, comburente e fonte di innesco sono gli elementi che generano un incendio; prova ora a pensare la stessa cosa nell’ambito delle dinamiche umane in questi termini:
Quando le tre componenti di cui ti ho appena parlato si verificano contemporaneamente, si producono effetti di aggressività come il bullismo. Gli effetti del bullismo si fanno sentire sotto molti aspetti, sia nelle persone coinvolte direttamente (vittima e bullo), sia nell’intera comunità in cui questi fenomeni si verificano.
Partiamo dall’effetto più evidente, quello che riguarda la vita della vittima. Chi è soggetto a fenomeni di bullismo si trova nella condizione di subire quotidianamente soprusi e intimidazioni, con forme di aggressività sia fisica che psicologica.
Tutto questo genera inevitabilmente una sensazione di impotenza nella vittima, che non riesce a trovare un modo per uscire dal circuito “bullizzante”. Infatti, la paura delle conseguenze di una ribellione spinge la vittima a subire ogni genere di aggressione. Oltre a danni fisici e materiali, questo ha inevitabilmente un impatto molto negativo anche sulla sua autostima, perché la persona non si percepisce efficace. Inoltre, subire una condizione di bullismo può pregiudicare anche la stessa salute mentale di una persona, portando a fenomeni come depressione, ansia, disturbi alimentari, insonnia o altro.
Un effetto meno evidente ma altrettanto grave è quello sullo stesso bullo. Una persona abituata a prevaricare gli altri con la violenza continua a ripetere gli stessi comportamenti tutte le volte in cui le è consentito farlo.
Questo aspetto non crea un disagio solo nelle sue vittime, ma anche allo stesso bullo; perché quella persona non è in grado né di imparare a governare la propria aggressività in modo adattivo, né di stabilire con le altre persone delle relazioni positive. In termini sociale, ciò comporta degli effetti e dei costi piuttosto elevati, perché può significare l’insorgenza di veri e propri comportamenti criminali.
Un ultimo effetto che ti segnalo riguarda le condizioni della comunità in cui questi episodi si verificano con una certa frequenza. I fenomeni di bullismo si generano all’interno di contesti di impunità, e contemporaneamente essi alimentano quella situazione id impunità, finché non viene attivato qualche intervento adatto ad invertire la rotta.
Prima di spiegarti come fare per prevenire o interrompere questi fenomeni, voglio spiegarti meglio quali sono i comportamenti tipici del bullismo.
Per capire quali sono i comportamenti e le dinamiche che hanno luogo in episodi di bullismo, bisogna intanto sapere quali sono tutti i soggetti coinvolti.
Alcuni li abbiamo già visti, il bullo e la vittima. Il primo è colui che si sente forte e commette atti aggressivi e violenti nei confronti di altre persone. Il secondo è colui che sente di essere più debole rispetto al bullo e subisce le sue aggressioni senza riuscire a difendersi o a chiedere l’aiuto di qualcuno. Tuttavia, non ci sono solo loro, esistono anche altri soggetti che possono essere definiti genericamente come “spettatori”.
Si tratta di persone che in qualche modo sono coinvolte nella dinamica tra bullo e vittima, direttamente o indirettamente. Ad esempio, ci sono coloro che assistono agli episodi di violenza, oppure coloro che partecipano attivamente ad essi.
Tra questi ultimi, ci sono sia quelli che partecipano alle violenze perché subiscono l’ascendente del bullo e si sentono costretti ad agire a loro volta con la violenza, sia quelli che incoraggiano il bullo ad essere ancora più aggressivo verso le sue vittime.
Invece, tra i testimoni ci sono essenzialmente due possibili ruoli: da un lato coloro, che prendono le difese della vittima, o anche solo la supportano e cercano di aiutarla ad uscire dalla situazione di bullismo; dall’altro, coloro che fingono di non vedere le violenze. Quest’ultima categoria rappresenta spesso un fattore che amplifica le violenze, perché queste persone alimentano il senso di onnipotenza del bullo.
Come ti sarà facile comprendere, il bullismo ha una dimensione sociale molto forte; più il contesto spinge il bullo ad aggredire le sue vittime, più le aggressioni aumentano di numero e di intensità.
Ora che hai compreso quali sono i ruoli che si creano in queste situazioni, ti sarà facile capire quali dinamiche si generano in certi frangenti. Si tratta di comportamenti aggressivi di tipi fisico, con percosse, lesioni o danni, ma anche psicologiche, come intimidazioni e sopraffazioni. La particolarità di queste aggressioni dipende dalla continuità degli attacchi, ma anche dalla condizione di isolamento in cui la vittima si trova.
Ora che abbiamo capito che cos’è il bullismo, possiamo riflettere su quali forme esso assuma nella vita delle persone, dall’infanzia all’età adulta.
L’esempio più emblematico è il bullismo giovanile, quello che viene perpetrato a scuola o nei quartieri di città, da parte di bambini e ragazzi ai danni di loro pari. Sono le situazioni in cui un piccolo gruppo di ragazzi bersaglia quotidianamente un compagno di scuola con insulti, ricatti, aggressioni fisiche e verbali.
Bisogna stare attenti a non confondere un litigio tra ragazzi per atto di bullismo, perché sono due cose differenti. Infatti, può accadere che una discussione tra bambini o tra ragazzi degeneri in una zuffa, con spinte e insulti. Nella maggior parte dei casi, queste situazioni non sono preoccupanti e possono essere gestite con estrema facilità da parte degli adulti responsabili (insegnanti, genitori).
Quando questi episodi si verificano invece in modo stabile a danno di soggetti fragili, allora la situazione è certamente più allarmante, e va monitorata. Alle volte, infatti, queste situazioni si ripetono in modo sistematico in alcune aree, con scene di violenza anche molto gravi e possono sfociare in fenomeni di micro-criminalità.
Al giorno d’oggi, il bullismo tra i giovani si svolge anche nel web, luogo in cui si parla di cyber-bullismo. I ragazzi vengono avvicinati da coetanei attraverso le chat e qui perpetrano i consueti attacchi intimidatori.
Oltre a questo, il bullismo può assumere però molte altre forme. Il nonnismo è una di queste ed è la forma che esso assume in alcuni contesti specifici dove la vicinanza tra le persone è molto forte, come nella vita comunitaria: la caserma, una comunità per minori, un contesto di lavoro.
Nel lavoro, poi, la forma più “moderna” di bullismo è rappresentata dal fenomeno del mobbing, per mezzo del quale un lavoratore viene sfruttato oltre ogni ragionevole limite da parte dei propri superiori e isolato dal resto dei colleghi. Si tratta sempre di una forma di aggressività e coercizione ai danni di un soggetto più fragile, per una questione di subordinazione.
C’è poi la famiglia, che non sempre è immune da fenomeni di bullismo. La coppia, ad esempio, può essere il luogo in cui uno dei due partner riversa sull’altro la propria aggressività, perché si sente in una posizione di forza e la utilizza per costringere l’altro a sottostare alle proprie decisioni. Fino ad arrivare agli episodi di violenza che leggiamo nelle cronache (femminicidio, ecc.).
Un ultimo fenomeno che riguarda la famiglia è il cosiddetto «bullismo verso l’alto», cioè il regime di subordinazione che in alcune situazioni gli adulti subiscono da parte dei giovani. Si tratta di bambini e ragazzi che si sentono onnipotenti e impongono le proprie scelte ai genitori fin da piccoli. Uno di questi casi lo approfondisco bene nel mio romanzo Essere Genitore Oggi.
Ora ti racconto una mia esperienza professionale in cui ho avuto a che fare con episodi di bullismo; poi trarremo le conclusioni del discorso e ti spiegherò cosa si può fare in concreto per prevenire situazioni di bullismo ad ogni livello.
Uno dei primi lavori che ho fatto dopo l’università è stato l’educatore nel convitto di un centro di formazione professionale. Mi occupavo di adolescenti che dopo le scuole medie imparavano un mestiere. Era una scuola molto ambita e i ragazzi venivano tutti da città molto lontane; perciò si fermavano tutta la settimana nel convitto della scuola. Il mio compito era assisterli la sera, gestire un gruppo e aiutarli nello studio.
Si trattava di ragazzi con notevoli difficoltà: di apprendimento, di comportamento, di relazione con gli altri. Quindi erano gruppi molto complessi. Naturalmente, era terreno fertile per fenomeni di bullismo, c’erano tutte le condizioni del “triangolo del fuoco”: un buon combustibile (ragazzi difficili, ad altissima concentrazione), il comburente (personale poco preparato), delle fonti di innesco (una organizzazione poco strutturata per accogliere questi ragazzi).
Passavo le mie giornate a “disinnescare” focolai. Poi con il tempo, io e qualche collega siamo riusciti a prevenire la gran parte degli episodi violenti. Una sera però ho sorpreso un gruppo costringere un ragazzo con grosse difficoltà di apprendimento a rimanere nudo in mezzo alla stanza mentre veniva insultato.
Per fortuna sono riuscito ad intervenire in tempo per evitare una escalation, individuando subito i colpevoli e facendo in modo che rispondessero di ciò che avevano fatto. Ho fatto in modo che la direzione della scuola prendesse dei provvedimenti, non semplicemente con una sanzione disciplinare ma attivando un progetto che sensibilizzasse gli aggressori alle condizioni di disagio vissute dalla vittima.
Ho insistito affinché i colpevoli riparassero al danno fatto, mettendosi a disposizione del ragazzo fragile per un periodo di tempo, allo scopo di dargli alcuni aiuti di cui necessitava. La cosa è servita a disinnescare quel tipo di angherie e a far sentire la protezione della scuola al ragazzo vittima di bullismo.
Vediamo ora di trarre le conclusioni e capire come sia possibile contrastare fenomeni di bullismo in tutti i contesti nei quali si possono verificare.
Come ho già detto, per prevenire fenomeni di bullismo servono comportamenti diffusi nelle singole comunità, che siano adatti a non creare dinamiche ricattatorie. Se in una classe ci sono episodi di bullismo da parte di alcuni alunni, è necessario individuare le persone responsabili e creare un contesto che non inneschi comportamenti violenti.
Ci sono molti modi per intervenire. Il primo è certamente l’osservazione; se non osservo i comportamenti dei ragazzi con la dovuta cautela, è difficile che io possa intervenire efficacemente per risolvere situazioni di conflitto o di bullismo.
Quando mi sono recato nella stanza di quei ragazzi in quello specifico momento, l’ho fatto perché si sarebbero dovuti fermare per pochi minuti e invece non tornavano. Non avevo prove di atti gravi e non potevo criminalizzare dei ragazzi prima di averli visti commettere atti illeciti; ma sapevo che quel ragazzo era soggetto ad alcuni attacchi e mi si è acceso subito il campanello d’allarme.
Un altro aspetto essenziale per la prevenzione del bullismo, specialmente negli ambienti giovanili, consiste nel creare le condizioni affinché tutti i ragazzi (della scuola, del vicinato…) abbiano la possibilità di fare esperienze in cui sentirsi efficaci e realizzati.
Molto spesso le scuole e i territori sono poveri di iniziative adatte a stimolare i giovani; per quanto riguarda i quartieri, è molto più frequente che le politiche locali siano orientate al controllo dei giovani più che al loro coinvolgimento. Questo rappresenta un errore strategico enorme da parte della politica e, infatti, non risolve il problema del bullismo e della criminalità minorile.
Oltre a questo, ci sono naturalmente i percorsi formativi a favore di ragazzi, genitori e operatori, con i quali sensibilizzare il più possibile la popolazione a rilevare i fattori che indicano la presenza di comportamenti di bullismo. La cosa più importante però è che la formazione sia molto concreta, cioè fornisca strumenti per osservare il fenomeno e per intervenire con efficacia nella sua soluzione (role playing, tecniche di problem solving, ecc.).
Un ultimo aspetto che voglio segnalare riguarda la condizione d’essere di episodi di aggressività come il bullismo, il mobbing o le altre situazioni di subordinazione di una persona fragile verso un bullo. L’ho imparato da bambino a scuola e l’ho ritrovato da adulto al lavoro: il bullismo e il mobbing esistono se tu li subisci; se invece non li subisci si sgonfiano. Mi spiego meglio. Il bullo prova eccitazione a ferire una persona; se non vede il dolore e la sofferenza, allora perde interesse per la sua potenziale vittima, e gli episodi di prevaricazione si riducono.
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