Anna cerca di fare tutto il possibile per gestire al meglio il suo bambino e gli dedica molto tempo; da un po’ di tempo, però, fatica a trovare la giusta sintonia col proprio partner, Mauro. Lui è a disagio per il notevole tempo che la donna dedica al loro figlio e vorrebbe che prendesse l’impegno con una maggiore tranquillità.
Un atteggiamento di questo tipo, però, non è nel carattere di Anna; lei si responsabilizza molto sul suo bambino e vorrebbe fare tutto il possibile per aiutarlo in ciò che non riesce.
Il rapporto tra Anna e Mauro è sempre stato ottimo; da quando si sono conosciuti hanno avuto un grande feeling.
Dopo la nascita del figlio, però, qualcosa è cambiato; e a lungo andare ha iniziato a segnare la loro relazione con delle tinte che non immaginavano. Il figlio ha innescato degli aspetti che non si attendevano e non sanno come ripristinare l’equilibrio di un tempo.
Una crisi di coppia dopo la nascita di un figlio non è una cosa tanto infrequente. Forse anche tu stai affrontando una fase simile alla loro nel rapporto con il/la tuo/a partner e vorresti capire come gestire la crisi che state attraversando per migliorare il tuo ruolo genitoriale.
Magari ti stai ponendo delle domande come fanno loro: quando in famiglia ci sono delle difficoltà, come recuperare il rapporto di coppia? E quando il rapporto di coppia finisce, come dire a un figlio che i genitori si separano?
Se così fosse, forse posso darti qualche elemento utile a comprendere ciò che sta avvenendo, in modo da superare la situazione a beneficio di tutti.
Come dicevo, per Anna e Mauro il rapporto di coppia dopo la nascita del figlio è cambiato molto. Mauro ha continuato a vedere se stesso e la sua famiglia nello stesso modo di prima, cercando di mantenere vive tutte le attività che svolgeva; tuttavia, ora sta risentendo della mancanza di libertà che lui e la moglie avevano prima della nascita del bambino.
Non che lui non ci tenga a suo figlio, anzi; semplicemente ha visto cambiare radicalmente i loro ritmi di vita e questo gli ha creato una certa sofferenza.
Anna, invece, ha disinvestito molte delle sue attenzioni dalle cose che faceva prima, per darne la gran parte al bambino, Riccardo.
Quando il bambino era appena nato, Mauro comprendeva e valorizzava questo atteggiamento in Anna; ma col passare degli anni, ha ritenuto che quello stile di vita della compagna denotasse un comportamento iperprotettivo e che questo avesse appiattito la loro vita.
Da questo diverso modo di vedere le cose sono iniziati degli attriti tra marito e moglie. Lui rinfacciava a lei il disinteresse che percepiva nei suoi confronti, lei invece gli rimproverava il fatto di non darle l’aiuto sufficiente a gestire il figlio in modo adeguato. I litigi hanno iniziato a originarsi sempre più di frequente, fino al punto da spingere i due a raffreddare il rapporto di coppia. Ciascuno ha cominciato a fare la propria vita, con il proprio ritmo e i propri interessi, ma al di là del necessario si era drasticamente interrotto ogni contatto tra loro due.
Mauro era spesso fuori casa per lavoro, a volte passava buona parte della giornata tra l’ufficio, lo sport e gli amici. Anna non viveva serenamente quella situazione, ma l’equilibrio precario che avevano trovato, pareva non preoccupare il bambino. E questo era sufficiente agli occhi di entrambi per continuare a mantenere una relazione che aveva poco altro da offrire alla coppia.
Come estrema conseguenza, un brutto giorno, Mauro comunica a Anna e Riccardo che ha deciso di separarsi dalla moglie e andare a vivere in un’altra casa, perché tra lui e lei il rapporto non era più buono come un tempo.
Spesso è davvero dura capirsi tra marito e moglie; le cose da fare sono sempre tante e il tempo è poco. Quando poi ci si mettono anche i figli, con i loro bisogni, i loro problemi, le loro richieste e i loro ritmi, sul rapporto di coppia gravano molte pressioni.
La nascita di un figlio cambia inevitabilmente le cose; la vita che si faceva prima ne risulta subito trasformata. Se prima uscivi con gli amici liberamente, ora non è più così: se tu non sei a casa a vedere di tuo figlio, automaticamente imponi all’altro di doverlo fare; perciò devi sempre tenerne conto nelle tue scelte.
Questo non significa che non si possa andare al bar con gli amici, ma vuol dire semplicemente che ora devi condividere molte delle tue decisioni con un’altra persona, anche le più semplici.
Alcuni sono disposti a farlo, altri invece faticano molto a rinunciare a una parte di sé e delle proprie libertà; è proprio da questo hanno spesso origine le tensioni che portano ad una separazione, ai conflitti tra genitori e, in alcuni casi, ad episodi di estrema gravità che leggiamo di tanto in tanto nelle cronache.
La domanda che puoi farti ora, quindi, è come migliorare il rapporto di coppia; su questo cercherò di darti dei riferimenti.
Io do sempre per scontato che una coppia si formi per l’affetto che lega le persone; naturalmente non è sempre questa la ragione, o quanto meno non è l’unica o la più importante.
Tuttavia, anche quando una coppia si forma con le migliori premesse, non è detto che quelle siano sufficienti a tenere ben saldo il legame tra i partner. Te ne sarai certamente accorto e forse ti sarai chiesto molte volte se esiste un modo per rendere la relazione più solida.
Di modi ce ne sono molti, se entrambi ne hanno l’interesse; ma la prima cosa che devi tenere a mente è che la coppia funziona tanto meglio quanto più i partner sono abituati ad approfondire le cause dei problemi che insorgono nella vita di tutti i giorni. Per farlo adeguatamente servono almeno tre doti:
– bisogna saper comunicare, perché altrimenti si tendono a dare per scontate delle cose che sarebbe rilevante discutere e approfondire;
– serve essere pazienti, perché nelle relazioni umane è necessario dare all’altro il giusto tempo per metabolizzare un problema, per accettarlo e affrontarlo;
– serve saper dimostrare obiettività, perché altrimenti si alimenta nell’altro il preconcetto che ciò che gli si dice abbia il solo fine di voler condizionare il suo giudizio.
La seconda cosa che devi tenere a mente è di allenarti a saper dire all’altro, una volta ogni tanto, «mi dispiace» oppure «grazie». Se a uno dei due questo non accade mai, probabilmente quella persona sta trascurando alcune (sicure) mancanze nei confronti dell’altro, oppure sottovaluta l’importanza di ciò che l’altro fa a favore del/la suo/a partner.
Qualunque gruppo umano, inclusa una coppia, ha bisogno che ciascun membro si assuma una fetta di responsabilità; e dato che siamo tutti umani, quindi fallibili, è impossibile che non ci siano mai occasioni per valorizzare ciò che l’altro ci sta dando.
Se così fosse, allora significa che la situazione è molto sbilanciata da una parte; nel lungo periodo, una situazione di questo tipo non può che lasciare un segno.
Ho seguito numerose coppie in situazioni conflittuali ed anche separazioni di coppie con figli; sono esperienze sempre pesanti perché suscitano un dolore molto forte nelle persone.
La cosa più brutta è vedere l’effetto che tali esperienze hanno sui bambini, i quali faticano a darsi una ragione di quello che accade; anche se spesso si accorgono ben prima che si parli loro di come le cose in famiglia stiano cambiando.
Le peggiori situazioni in assoluto, però, sono quelle in cui il figlio viene strumentalizzato da uno o da entrambi i genitori per ledere gli interessi o i diritti dell’altro. Si tratta di strategie insensate, che possono dare qualche effimero risultato a breve termine, ma nel lungo periodo si rivelano un boomerang devastante: per se stessi e, soprattutto, per il bambino.
Sappiamo tutti come sia difficile mantenere la calma e la lucidità quando ci si vede traditi, quando si vede sfumare l’idillio che un tempo ci si era creati nella mente o quando la propria vita sta per cambiare drasticamente. Però sappiamo anche che se in mezzo c’è un bambino, è responsabilità del genitore provvedere affinché la sua serenità sia preservata nel migliore dei modi possibili.
Oltre ad essere una sua responsabilità, è anche un suo fortissimo interesse; perché un bambino che coltivi una buona immagine dei propri genitori e un buon rapporto con loro, basato sulla fiducia reciproca, si trova nella condizione migliore per crescere solido e sicuro di sé.
Inoltre, se quel bambino, da adulto, dovesse accorgersi di essere stato strumentalizzato proprio durante la sofferenza di una separazione, manifesterebbe probabilmente la sua disapprovazione in modo molto deciso.
Il mio obiettivo, quindi, è offrirti alcuni strumenti utili a prevenire l’esplosione del tuo rapporto di coppia; o quanto meno di limitare gli effetti che un’eventuale dissoluzione della coppia possa avere, in modo da non condizionare pesantemente lo sviluppo di tuo figlio.
Tra tutti i casi di conflittualità che ho seguito, Riccardo è forse quello che più mi ha gratificato. Non tanto per la mia particolare capacità di gestire la situazione, che è stata quella di tutte le altre situazioni, in cui ho messo certamente tutta la mia attenzione.
Sono rimasto molto contento soprattutto per la notevole reattività che ho trovato in questi genitori nel mettere a frutto ogni mio minimo suggerimento. La loro capacità di auto-aiuto (o di auto-educazione) è stata davvero invidiabile.
Ho visto in loro, fin da subito, un allineamento sui modi e sui tempi con i quali ho orientato, da professionista, le tappe del delicato momento che stavano attraversando.
La coppia si era allontanata da un po’ di tempo per le ragioni che ti ho già esposto; ma non ti ho detto che negli ultimi tempi Mauro aveva anche instaurato una relazione con un’altra donna, molto più giovane di lui e della moglie.
La storia andava avanti da molti mesi, al punto che Anna lo aveva capito, ma cercava di fare finta di niente. La donna non agiva così per opportunismo, ne soffriva molto e nutriva molta rabbia per quella situazione; lo tollerava solo perché la mortificavano due aspetti: dover dare un dispiacere al bambino; non essere stata in grado di leggere meglio alcuni aspetti nella vita di coppia.
Dal canto suo, l’unica soluzione che Mauro aveva trovato per fronteggiare il proprio senso di isolamento in famiglia, era stata di rifugiarsi in una relazione al di fuori di essa. E così, un giorno ha lasciato sua moglie e suo figlio per andare a vivere con un’altra donna.
Puoi immaginare la tensione che ha suscitato la vicenda, un vero terremoto in famiglia, nel bambino e nei parenti da entrambe le parti. Il bambino, però, aveva già colto le trasformazioni nel rapporto tra i suoi genitori molto tempo prima; tanto che verosimilmente le difficoltà scolastiche che stava affrontando erano legate proprio a una certa sofferenza verso il cambiamento di routine e di umori che captava in casa.
Io avevo seguito il bambino l’anno prima, all’inizio della scuola elementare, per delle difficoltà segnalate dalla scuola; perciò i genitori conoscevano bene il mio modo di lavorare ed erano molto fiduciosi verso di me. L’anno dopo, appena avviata la separazione, ciascuno per proprio conto mi ha chiamato per chiedermi un aiuto.
Il punto di forza è stato il loro mandato esplicito nei miei confronti; sia l’uno sia l’altra, senza essersi parlati al riguardo, mi hanno chiesto un sostegno per tutelare la serenità di Riccardo nel miglior modo possibile.
È stato un ottimo inizio. Ho accettato subito il caso, ma ho spiegato ad entrambi i genitori che avrei lavorato con ciascuno di loro. Non hanno battuto ciglio e hanno confermato l’appoggio alla linea di lavoro che avevo indicato.
La situazione per loro era dannatamente complicata: giorni e giorni a dirsi cose che non si erano mai detti prima, con un tono mai usato; il tutto condito da una serie di andirivieni tra lasciarsi definitivamente e tornare indietro sui propri passi.
Non era assolutamente lo scopo del mio intervento indirizzarli in un senso o nell’altro; sulle scelte personali il professionista non può e non deve esprimersi in alcun modo.
A me interessava solo aiutarli a tutelare il bambino e a fare delle scelte con la giusta cognizione di causa, valutandone lucidamente le conseguenze.
Ho spiegato loro il disagio del bambino, la sua visione del problema e le sue necessità per superare il delicato momento. Ho chiarito che qualunque cosa accadesse, che la coppia si sciogliesse o si ricomponesse, a Riccardo doveva arrivare un messaggio forte e univoco da entrambi: «mamma e papà ti vogliono comunque bene e a loro ora preme soprattutto la tua serenità».
Ho suggerito di non dare al bambino messaggi contrastanti; una volta prese due strade diverse, bisognava dare a Riccardo il tempo di elaborare ciò che stava accadendo. Ho anche suggerito di prendersi alcune settimane per sbollire la tensione e in questo periodo di non prendere alcuna decisione definitiva, se non indispensabile.
Le scelte di “pancia” in momenti di devastante frattura sono un’autostrada verso la disfatta, poiché generano ulteriori complicanze: ed è meglio avere un brutto problema che averne due, o più.
Per farla breve, pur facendo vite formalmente separate, Mauro ha lasciato seduta stante la donna con cui aveva una relazione extraconiugale e si è concentrato in modo esclusivo sul bambino e su Anna. Anna ha dettato i tempi per il loro distacco, che Mauro ha accettato e di cui entrambi hanno fatto tesoro per elaborare la loro storia.
Non ti racconto la conclusione di questa vicenda perché non è questo ciò che conta ora; la cosa importante è un’altra.
In passato, dentro quella famiglia si erano già svolti degli episodi benauguranti: dei frequenti «mi dispiace»; degli approfondimenti sui problemi che emergevano, anziché coltivare l’abitudine di metterli sotto il tappeto (è successo, ma ne hanno fatto oggetto di discussione); la pazienza di attendere i tempi dell’altro/a, forse anche troppa (si sono assuefatti a un disagio ma, dopo averlo metabolizzato, ne hanno discusso lucidamente); una notevole obiettività di giudizio in entrambi.
Allora che cosa non aveva funzionato nelle loro vite, da un certo punto in poi? Tutto questo era saltato nel momento in cui un evento nuovo, un figlio, aveva modificato il progetto di vita dei due partner creandone due diversi e, per certi aspetti, perfino opposti.
La ragione per la quale la complicità era saltata è che nessuno aveva avuto la lucidità di farne oggetto di discussione con l’altro. C’è voluto un altro cambiamento epocale, una separazione, per mettere quelle due persone di fronte ad un problema e a cercare di affrontarlo.
Che siano rimaste insieme o che si siano lasciate, per noi ora ha poca importanza; quello che conta è che la loro pregressa abitudine a utilizzare questi semplici accorgimenti li aveva messi in condizione di ritrovare la bussola della loro vita, per cercare le condizioni migliori sia per uscire da quella vicenda senza le ossa rotte, sia per salvaguardare la serenità del proprio figlio in un momento di enorme difficoltà.
Il rapporto di coppia perfetto non esiste, questo è chiaro; la perfezione non è una prerogativa umana. Ma ci sono degli eventi che certamente possono rendere tanto più sofferte le relazioni tra partner, fino al punto di perdere il controllo della situazione.
Per esempio, il rapporto di coppia dopo la nascita di un figlio cambia sotto molti aspetti, infatti le coppie in crisi con figli piccoli sono tante.
In momenti di forte transizione, una crisi è una cosa normale, non va drammatizzata in sé; fa parte di una fase della nostra vita. Come tale, essa va vissuta, non evitata.
I veri problemi di una coppia con dei figli, si fanno sentire se non c’è una sana abitudine al dialogo. Infatti, i problemi di comunicazione nella coppia sono la prima causa delle fratture interne; perché discutere in condizioni di stress è complicato e il rischio è di prendere una strada diversa senza che l’altro lo sappia.
In una situazione come questa, se ti chiedi come recuperare il rapporto di coppia, come superare una separazione con figli o come comportarsi con i figli in caso di separazione, sappi che la prima cosa da curare è esplicitare il più possibile all’altro/a i propri punti di vista, i propri cambiamenti e la trasformazione delle proprie aspettative.
Perché lo/la si aiuta a comprenderli e ad agire di conseguenza; è meglio una reazione a un evento chiaro, anche se poco piacevole, piuttosto che una reazione a delle supposizioni.
Lasciando impliciti tutti questi aspetti, ciascuno dei due partner viaggia su un binario separato dall’altro, e le possibilità di incontro diventano sempre più scarse.
Non ti voglio convincere né a tenere in piedi a tutti i costi una relazione, né a prendere la tua strada appena possibile; queste sono decisioni che spettano solamente a te.
A me interessa solo esortarti a edificare il rapporto di coppia sulle fondamenta di regole chiare, qualunque esse siano e benché possano evolversi nel tempo. Ora sai cosa puoi fare per recuperare una situazione che si sta facendo difficile, e come comportarti per poter dare alla vostra relazione la giusta solidità.
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