Sei il genitore di un bambino di 4 anni, o di una bambina, e hai tanti dubbi su come educarlo/a; spesso ti mette in crisi con le sue domande o con i suoi comportamenti.
A 4 anni, un bambino si sta facendo piuttosto autonomo sotto molti aspetti; ad esempio, cerca di vestirsi da solo, sa mangiare con il cucchiaio o la forchetta, ha un linguaggio più chiaro e ricercato, ecc.
Sia tu che il/la tuo/a partner cercate di spiegare al bambino come comportarsi e ciò che vi aspettate da lui, ma tende a fare spesso a modo suo e questo vi irrita. In particolare, quando vi sedete a tavola per mangiare, fa sempre mille storie per finire il suo pasto, perché tende a chiacchierare continuamente. Voi cercate di spingerlo a finire il prima possibile, ma non sempre ce la fate; in molti casi, vi arrabbiate e la situazione si fa davvero pesante.
Pertanto, le domande che ti poni sono sempre le stesse: come posso insegnare al mio bambino a mangiare più rapidamente? È giusto che lo incalzi o devo essere più permissivo e lo lasci anche parlare? Anche se il pasto gli si raffredda sempre ed è l’ultimo a finire? Se si rifiuta e fa i capricci come mi devo comportare?…
Tra i suggerimenti che hai trovato in rete non hai trovato nulla di utile su come comportarti, a parte qualche indicazione assai generica su ciò che dovresti fare con il tuo bambino. Un po’ tutti i genitori si chiedono come educare bambini di 4 anni quando arriva questa fase; perciò, se anche tu ti trovi in questa situazione, ti può essere molto utile leggere quello che ho scritto per te qui sotto.
Nelle righe che seguono ti fornirò alcune indicazioni interessanti per permetterti di capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo ora. Non ti dirò ciò che dovrai fare, perché lo capirai da solo volta per volta. Mi limiterò semplicemente a fornirti un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori.
Come prima cosa, se non l’hai già fatto, ti suggerisco di guardare la mia breve Guida su “Come educare un bambino”. Si tratta di un primo passo utile a capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. È la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.
Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla come un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con il tuo bambino di 4 anni per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:
– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;
– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;
– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.
Come ho avuto modo di spiegare in modo più dettagliato in un altro articolo, il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal bambino stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il bambino, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.
Mentre tu lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questo tipo di funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui dire sistematicamente al bambino ciò che deve o non deve fare.
Una funzione educativa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere. È opportuno, quindi, che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».
Al fine di svolgere in modo adeguato questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti è di fare emergere tutte le potenzialità del bambino, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile.
Ora che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con il tuo bambino di 4 anni.
Il bambino parla continuamente mentre mangia e resta anche indietro; tutto rimane freddo. A 4 anni, il bambino sa mangiare in modo abbastanza autonomo; inoltre la sua proprietà di linguaggio comincia a farsi sentire. È in grado di reggere un discorso più articolato che in passato ed è anche capace di parlare mentre sta mangiando.
Un’efficace strategia per dare al bambino degli stimoli adeguati alla sua crescita è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del bambino. Utilizzo un esempio molto intuitivo per aiutarti a comprendere bene questo principio elementare.
Abitualmente, di fronte ad un compito troppo difficile il bambino tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo semplice si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.
La soluzione ottimale per favorire lo sviluppo del bambino è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come metterla in pratica nella tua vita di tutti i giorni.
Nella prima parte dell’articolo, ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un bambino di 4 anni, tra i quali c’era anche il problema dell’abituare al bambino a mangiare correttamente senza distrarsi troppo chiacchierando. Cerchiamo allora di capire come fare.
Attorno all’età di 4 anni, un bambino ha solitamente le capacità per mangiare autonomamente con la forchetta; non sa ancora impugnare il coltello per tagliare, ma certamente può mangiare da solo.
Adesso ti voglio fornire alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti del tuo bambino, in situazioni come questa.
È una situazione tipica e io me ne servo solo a titolo di esempio, in modo da trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la crescita del bambino mentre siete a tavola, attraverso la zona di sviluppo prossimale:
A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: di fronte a una situazione simile, se si pretende che mangi e gli si ordina di fare silenzio per non distrarsi, lui riuscirà probabilmente a farlo; anche se non è una cosa del tutto scontata, poiché potrebbe scappargli qualche parola ogni tanto.
Tuttavia, in questo modo il pasto può risultare poco piacevole per tutti; ma soprattutto, lui non impara a colloquiare come fanno i grandi, seguendo il discorso degli altri e inserendosi nel momento opportuno.
Inoltre, può essere che non viva molto serenamente questo momento, che è una fase di importanza non solo alimentare, ma anche relazionale.
B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: lasciando che il bambino parli continuamente, a ruota libera, può capitare che trascuri di mangiare o che sia molto lento a farlo, perché si sofferma troppo a raccontare.
In pratica, la sua attenzione si sbilancia troppo verso una delle attività, quella di suo maggiore interesse (parlare), piuttosto che focalizzarsi equamente su entrambe o, meglio, su quella più importante in quel momento (mangiare).
C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: è ciò che accade quando si lascia il bambino parlare e mangiare come se fosse un adulto, anche quando non è capace di capire il ritmo da dare al dialogo e tende a sovrapporsi agli altri.
Può darsi che diventi abile a mangiare rapidamente e anche a parlare in modo maturo, ma non si abitua a dialogare in modo maturo, cioè ascoltando gli altri e sapendo attendere.
Chiediamoci ora come sia possibile fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità, utili a farlo crescere un po’ di più.
La risposta è abbastanza intuitiva. Il bambino può essere accompagnato a mangiare e discutere, come si fa tra grandi, tra mamma e papà; purché gli si dia un ritmo nella discussione adatto a fargli capire che bisogna tenere in considerazione entrambe le cose: mangiare prima di tutto, e poi eventualmente dialogare.
Non solo; un altro aspetto che è importante trasmettergli riguarda proprio la forma del dialogo, che non deve essere egocentrico. Serve, infatti, che il bambino si abitui a prendere in considerazione anche i tempi e il punto di vista dell’altro, ad esempio attendendo che chi parla concluda il proprio discorso.
In questo modo, è possibile educare il bambino a partecipare serenamente ad alcuni momenti della discussione degli adulti mentre si mangia.
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