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Capricci dei bambini: seminare i frutti del dialogo

Certi giorni non ce la fai proprio a reggere i capricci dei bambini; senti che sei arrivato/a al punto di non riuscire più a reagire in modo razionale e ti accorgi di vivere una situazione di tale difficoltà da poter scegliere solamente fra due opzioni: lasciare la barca in balia del mare oppure scaricare tutta la tua frustrazione, rimproverando sonoramente tuo figlio per l’ennesimo capriccio. Provi a riflettere sulle ragioni di quei comportamenti del bambino ma non riesci proprio a darti una spiegazione.
Voglio rassicurarti; si tratta di una cosa che può certamente capitare a chiunque e il solo fatto che tu sia qui a cercare una soluzione a questo problema significa che sei sulla rotta giusta per trovare una soluzione accettabile. Perché porsi un problema è una strategia migliore per tentare di risolverlo rispetto al fatto di ignorarlo. Quindi ora prenditi alcuni minuti per leggere questo articolo e scoprirai come arricchire il tuo approccio ai capricci dei bambini.

  1. Il ruolo dell’identità del bambino all’origine dei capricci dei bambini
  2. Come gestire il bambino quando ricerca volutamente lo scontro
  3. Gli effetti prodotti da questa strategia

1. Il ruolo dell’identità del bambino all’origine dei capricci dei bambini

Se hai letto il mio articolo sulle 5 azioni per gestire i capricci, conoscerai certamente i passi da compiere per gestire i capricci dei bambini e non trovarti nuovamente in una situazione come quella che provi ora. Oltre a questo, però, ti voglio spiegare un aspetto dei capricci che generalmente sfugge alla maggior parte delle persone.
Iniziamo col dire che il bambino non è una tabula rasa da formare a nostro piacimento. Lui possiede una propria identità, che naturalmente è in fase di costante evoluzione, e ciò implica la presenza di una forte attitudine in lui a voler affermare quella identità. Alla luce di questo, tanto per darti un’idea, per come viene concepita l’educazione oggi, non è l’adulto ad educare il bambino; l’adulto fornisce al bambino degli stimoli e sulla base di questi, il bambino – con la sua mente, la sua identità e le sue abilità (più o meno sviluppate) – auto-educa se stesso.

In questa dinamica piuttosto delicata tra genitore e figlio, non sempre il bambino comprende le richieste di mamma e papà; in alcuni casi, invece, le rifiuta proprio, poiché preferisce cercare di soddisfare un proprio bisogno. È quello che accade al Luna park, quando il bambino insiste per fare ancora un altro giro sulle giostre ma i genitori decidono che è il caso di tornare a casa. Tanto più i bambini sono piccoli, tanto più faticano ad accettare la rinuncia a qualcosa di gradevole, pertanto le loro reazioni sono molto intense.
In questo caso, è opportuno spiegare che non è possibile fare un altro giro, ma qualora il bambino si lasci cadere a terra in un pianto disperato, può non esserci altra soluzione oltre a prenderlo in braccio e allontanarsi.

2. Come gestire il bambino quando ricerca volutamente lo scontro

Mano a mano che il bambino si fa più grande, in alcune situazioni è anche possibile che ricerchi volutamente lo scontro con la mamma e il papà, e questo lascia sgomenti i genitori. La ragione di questo comportamento può avere due concause.
Da un lato, il bambino ha bisogno di affermare la propria identità. È il tipico caso dell’età dei no, in cui il bambino sta acquisendo consapevolezza di una nuova visione di sé, più maturo e più solido rispetto a prima. Quindi cerca di forzare i limiti per saggiare la sua resistenza e la nostra.
Dall’altro, se questa sua azione di verifica non trova un’adeguata risposta da parte dell’adulto, basata su sufficiente calore ma anche sulla fermezza, la tendenza del bambino può diventare di ripetere lo schema che gli consente di ottenere ciò che vuole; ma soprattutto esso gli consente di rimarcare la solidità che sta riconoscendo a se stesso, anche a discapito dei genitori.

C’è una soluzione? Naturalmente sì, ed è anche piuttosto semplice. La strategia che va attuata in queste situazioni consiste nel coltivare l’arte del compromesso. Il bambino non va piegato per imporre sempre la nostra volontà a prescindere; il disagio del bambino va accolto con calore ed empatia. Analogamente, il bambino non deve tentare di piegarci continuamente, perciò di fronte ad un muro invalicabile tra di voi, bisogna semplicemente opporre al capriccio una risposta calorosamente risoluta: «Lo so Alex che vorresti fare ancora un giro col trenino, ma purtroppo abbiamo finito l’ultimo gettone. So che ti dispiace, so che ti stai divertendo, ma come ti avevo avvisato questo era l’ultimo giro.»

3. Gli effetti prodotti da questa strategia

Agendo in questo modo, non aspettarti che il bambino scatti sull’attenti facendo ciò che gli chiedi, non è un soldatino. Forse lo accetterà e piano piano ti seguirà; magari se ne farà una ragione e si rialzerà, ma non vorrà darti la mano; oppure continuerà anche a piangere, e potrai solo prenderlo in braccio per tornare a casa. Ma come ripeto spesso, l’educazione è un lavoro di semina e le volte successive i frutti migliori si raccolgono attraverso l’applicazione sistematica di questa strategia.
Non solo, aggiungo anche un’altra cosa.
Questo approccio ti consente anche di preparare il terreno per l’adolescenza in modo adeguato, perché stende le fondamenta per affinare la vostra capacità contrattazione, che sarà un elemento essenziale per gestire efficacemente il dialogo in una fase di transizione tanto delicata come quella che affronterete negli anni a venire.
La ciliegina sulla torta per ottenere il meglio da questo approccio consiste nella sinergia tra genitori; qualora non vi sia una sufficiente sinergia tra i partner nel concordare le regole alle quali abituare il bambino, l’intero impianto educativo può risultare seriamente compromesso. Il bambino, infatti, si accorge ben presto di un’eventuale discrasia tra le richieste di mamma e quelle di papà, e naturalmente può essere indotto ad inserirsi in quelle ambiguità per ottenere ciò che interessa lui. A quel punto, nelle situazioni più complesse diventa molto difficile gestire i suoi capricci, poiché al genitore manca lo strumento educativo più potente: la coerenza. Se un genitore accetta che il figlio cammini scalzo per la casa e l’altro lo vieta, quale risposta di senso potrebbe mai dare il bambino?
Il bambino ha la possibilità di saggiare l’attendibilità di ciascuno dei genitori e si comporta di conseguenza; perciò se uno dei due è abitualmente coerente e assennato nei confronti del bambino, la sua immagine non viene scalfita da qualche divergenza con il proprio partner sulle regole da proporre al bambino. Tuttavia, il bambino viene messo nella difficile condizione di dover scegliere a quale regola attenersi (le scarpe sì o le scarpe no?) e questo può generare in lui una notevole ansia.

Pierluigi

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