How to educate

Come educare un bambino di 3 anni

Molti genitori si chiedono come educare un bambino di 3 anni; perché in questa fase le sue abilità sono tali da riuscire a mettere in crisi anche l’adulto.

Il bambino di 3 anni, infatti, inizia a parlare in modo chiaro, perciò è molto più deciso nel fare delle richieste; inoltre, salta e corre, quindi è più impegnativo da governare, specialmente fuori casa. È anche piuttosto insistente nel decidere ciò che vuole fare e più determinato nel condizionare le scelte dei suoi genitori.

Tu cerchi di usare una “diplomazia” sufficiente per fargli fare le cose che ritieni importanti, ma non sempre lui ascolta o accetta facilmente quello che gli proponi.
Quindi le domande che ti poni sono sempre le stesse: come posso insegnare al mio bambino a prendersi cura di sé, lavarsi e mangiare? Devo essere drastico nel pretendere da lui che impari certe cose? Se si rifiuta e fa i capricci come mi devo comportare?…

Hai provato a cercare delle informazioni per capire come comportarti ma non hai trovato nulla di utile, salvo qualche indicazione generica su ciò che dovresti fare con il tuo bambino.

Quasi tutti i genitori si chiedono come educare bambini di 3 anni quando arriva questa fase; se ti trovi anche tu in questa situazione, allora ti suggerisco di leggere quello che ho scritto per te qui sotto.

Infatti, nelle righe seguenti ti darò delle indicazioni interessanti per permetterti di capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo ora. Non riceverai un’indicazione su cosa fare esattamente, perché lo capirai da solo, volta per volta.

Io mi limiterò a fornirti un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori. 

  1. Come educare un bambino di 3 anni: che cosa significa educare
  2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore
  3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno
  4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

1. Come educare un bambino di 3 anni: che cosa significa educare

Se non è da molto tempo che mi segui, ti suggerisco di guardare come prima cosa la mia breve Guida su “come educare un bambino”. Si tratta di un primo passo utile a capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. Questa è la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.

Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla come un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con il tuo bambino di 3 anni per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:

– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;
– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;
– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.

2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore

In un altro articolo ho spiegato in modo preciso che il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal bambino stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il bambino, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.

Quando tu lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questa funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui si dice sistematicamente al bambino cosa fare e cosa non fare. Una funzione come questa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere.

Pertanto, è opportuno che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».

Per poter svolgere adeguatamente questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti di perseguire è di fare emergere tutte le potenzialità del bambino, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile.
Adesso che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con il tuo bambino di 3 anni.

3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno

Una delle più efficaci strategie utili a dare al bambino degli stimoli perfettamente adeguati alla sua crescita, è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del bambino. Ti faccio un esempio molto intuitivo per comprendere bene questo principio elementare.

Quando il bambino viene messo di fronte ad un compito troppo difficile, tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo facile si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.

La soluzione ottimale per stimolare la crescita nel bambino è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come poterla mettere in pratica nella vita di tutti i giorni.

All’inizio ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un bambino di 3 anni, tra i quali c’era anche il problema dell’abituare al bambino a prendersi cura di sé. Cerchiamo allora di capire come fare.

A 3 anni, un bambino ha solitamente le capacità per provvedere in modo elementare a gestire diversi aspetti legati alla sua igiene personale. Per esempio, sa lavarsi le mani e il viso con il sapone; oppure riesce a usare lo spazzolino per lavarsi i denti.

Naturalmente, non sarà abile come l’adulto in questo genere di cose; però è certamente in grado di occuparsene nella misura minima.
Bene, ora ti voglio fornire alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti del tuo bambino.

4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

Utilizzo questa situazione tipica solo a titolo di esempio, per trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la crescita nell’autonomia del bambino attraverso la zona di sviluppo prossimale:

A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: pretendendo che il bambino si lavi perfettamente da solo, come se fosse un adulto, lo si mette nella condizione di riconoscersi inefficace. Questo è ancor più vero se prima non c’è stato un congruo insegnamento di come lavarsi le mani, usare il sapone, mettere il dentifricio sullo spazzolino, la tecnica più corretta per maneggiare l’attrezzo, ecc. Il risultato è che lui potrebbe sconfortarsi e rifiutare di assumere quel comportamento.

B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: l’altra posizione estrema è l’assenza di un valido stimolo a lavarsi. Se il genitore lascia che il bambino, pur avendone le capacità, non si abitui ad usarle per provvedere a sé almeno un po’, sarà molto difficile in futuro fargli apprezzare l’importanza di lavarsi correttamente.

C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: se il bambino ha imparato a lavarsi correttamente le mani e il viso, ma si trascura di insegnargli qualcosa di nuovo perché può essere troppo difficile (ad esempio, l’uso dello spazzolino per i denti), lui continuerà ad utilizzare al meglio le abilità che già possiede ma non sarà stimolato ad usarne di nuove.

A questo punto possiamo fare un passo ulteriore e chiederci come fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità.
La soluzione è piuttosto semplice; il bambino può essere accompagnato nella sua igiene personale, sostituendosi a lui solo nelle cose che non riesce a fare; magari dopo averlo lasciato sperimentare da solo, anche se con tentativi maldestri.
Per esempio, benché il corretto lavaggio dei denti richieda una buona coordinazione die movimenti, gli si può dare in mano lo spazzolino anche quando è molto piccolo, e lasciare che ci giochi imitando i gesti dell’adulto.
Una volta che abbia sperimentato un po’ in autonomia, l’adulto può intervenire per una pulizia finale, un po’ più approfondita, indicando al bambino il movimento corretto.
Con il passare del tempo, appena acquisirà la capacità di coordinare correttamente i movimenti, il bambino cercherà autonomamente di correggersi e gestire lo spazzolino nel modo giusto.
Anche in questo caso, puoi renderti conto di come non ci sia alcuna necessità di affrontare con ansia e preoccupazione dei comportamenti del tutto naturali del bambino. L’importante è provare a comprenderli e per fare al bambino delle richieste a cui sia in grado di rispondere e che gli permettano sempre di crescere un po’ di più.
In questo modo, il tuo atteggiamento rafforza il rapporto che hai instaurato con il tuo bambino e incrementa la fiducia che lui ripone in tutto ciò che gli dici.

Pierluigi

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