Ti stai chiedendo come educare un adolescente, o una adolescente, perché stai incontrando alcune difficoltà con lui/lei, dalle quali non sai come venirne fuori. Il suo impegno scolastico è modesto, tra di voi parlate molto poco e a casa tende a non impegnarsi mai nelle piccole mansioni che gli richiedete: è disordinato, svogliato, passa un sacco di tempo a chattare con gli amici o a guardare dei video, non è quasi mai di aiuto.
Tu e il/la tuo/a partner ne avete parlato spesso ma non sapete come gestire i problemi in adolescenza e avete diversi dubbi su come educare un adolescente; vi sentite spesso in crisi per i suoi comportamenti e avreste bisogno di qualche suggerimento.
Immagino, quindi, che tra le domande che ti poni ci siano anche quesiti di questo tipo: come posso gestire i problemi di un adolescente? In quale modo posso responsabilizzare mio figlio adolescente ad un maggiore impegno nella propria vita? Come posso suscitare in lui un maggiore interesse verso lo studio? È giusto che insista a pretendere che si impegni di più o devo lasciare che superi questa delicata fase dello sviluppo senza interferire? Se si rifiuta di farlo, come mi devo comportare?…
Forse avrai cercato ispirazione leggendo qualche libro o degli articoli, ma probabilmente non hai trovato dei suggerimenti precisi per capire come comportarti, a parte forse qualche suggerimento generico.
È normale che un genitore si ponga questo tipo di interrogativi e si chieda come educare un adolescente, quando arriva questa fase; se ti trovi anche tu ora in questa situazione, ti può essere molto utile leggere quello che ho scritto per te. Ti darò, infatti, alcuni suggerimenti molto interessanti per aiutarti a capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo in questo momento.
Per meglio dire, ciò che ti fornirò è ben più di un suggerimento; io ti illustrerò un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori, grazie alla quale capirai da solo, volta per volta, come comportarti.
Come prima cosa, ti suggerisco di dare un’occhiata alla mia breve Guida su “come educare un bambino”; è un primo passo per capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. È la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.
Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla come un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con tuo figlio/a adolescente per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:
– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;
– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;
– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.
In virtù quanto ho scritto in un articolo che forse hai già potuto leggere, il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal figlio stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il ragazzo, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.
Quando lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questo tipo di funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui dire sistematicamente al proprio figlio ciò che deve o non deve fare.
Una funzione educativa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere.
È opportuno, quindi, che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».
Al fine di svolgere in modo adeguato questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti è di fare emergere tutte le potenzialità del ragazzo, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile.
Ora che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con un/una adolescente.
La più efficace strategia per dare a tuo figlio degli stimoli adeguati alla sua crescita è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del/la ragazzo/a. Ora utilizzo un esempio molto intuitivo per aiutarti a comprendere bene questo principio elementare.
Di solito, di fronte ad un compito troppo difficile un ragazzo tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo semplice si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.
La soluzione ottimale per favorire lo sviluppo di tuo figlio è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come metterla in pratica nella tua vita di tutti i giorni.
Nella prima parte dell’articolo, ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un adolescente, tra i quali c’era anche il problema di responsabilizzarlo nei diversi impegni della sua vita: lo studio, la casa, ecc.
Ora intendo darti alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti di tuo figlio, in situazioni analoghe.
Si tratta di una situazione tipica e io la utilizzo solo a titolo di esempio, in modo da trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la responsabilizzazione del/la ragazzo/a attraverso la zona di sviluppo prossimale:
A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: quando si vieta semplicemente al ragazzo di chattare con gli amici sui social perché si ritiene che gli sottraggono troppo tempo, si corre il rischio di essere inefficaci. Lui potrebbe farlo ugualmente, di nascosto.
Gli si può ovviamente anche togliere lo smartphone, ma sappiamo bene quanto i ragazzi lo usino al giorno d’oggi. Il linguaggio che usano, gli argomenti di cui discutono sono intrisi in gran parte dei contenuti che ruotano attorno a questo strumento. Né più né meno di quanto avvenga per gli adulti.
Non dico che sia giusto o sbagliato, mi limito solo a rilevare una consuetudine che caratterizza gli anni in cui viviamo, con particolare riferimento alla fase di emergenza sanitaria che ha aumentato a dismisura il ricorso alla tecnologia per mantenere i contatti tra le persone.
Il fatto di vietare tout court l’accesso a queste risorse, implica creare un forte attrito con il proprio figlio. Magari si allineerà alla richiesta e lo accetterà, rinunciando a molte delle esperienze condivise dai suoi coetanei; o forse si ribellerà. Quel che è certo, è che un semplice divieto su questo tema può incrinare sensibilmente il rapporto con il/la proprio/a figlio/a; senza fiducia, difficilmente tornerà da noi per confrontarsi su ciò che non conosce o lo preoccupa.
B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: quando ad un/una adolescente viene concessa completa libertà di accesso a tutti i canali consentiti dallo smartphone, lui la utilizza in base alle proprie capacità che già possiede: abilità di coordinazione, di ragionamento, di percezione, ecc.
Difficilmente utilizzerà capacità più complesse, come ad esempio l’autocontrollo. Infatti, i ragazzi si fanno assorbire dallo smartphone e dai social, non possiedono generalmente un sufficiente distacco da farne a meno per qualche ora.
Per questa ragione, vivono spesso una dipendenza molto forte, che tra i vari risvolti ne ha uno particolarmente pesante: la percezione del livello di rischio è estremamente bassa.
Un ragazzo lasciato a gestire in totale autonomia uno smartphone viene messo nella condizione di affrontare dei rischi molto grossi. Persino per un adulto è facile cadere in trappola con i diffusi raggiri che popolano la rete; figurarsi dei ragazzini di 14 o 15 anni.
C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: è ciò che accade quando si concede l’uso dello smartphone e si mette in atto tutta una serie di limitazioni per moderarne l’utilizzo (divieti, attivazione di sistemi di parent control, ecc.). È chiaro che lo si fa con tutte le più buone intenzioni; e naturalmente ha una certa importanza.
Tuttavia, uno smartphone è uno strumento troppo complesso per poter essere governato con qualche divieto. Apre un mondo enorme di stimoli, funzioni e opportunità, che risulta piuttosto difficile da controllare.
Verosimilmente, il ragazzo cercherà di attenersi alle regole concordate, ma è molto probabile che da sole quelle regole non siano sufficienti a far evolvere adeguatamente le capacità più importanti per gestire uno strumento di questo tipo, ovvero: la capacità di autocontrollo e la sua capacità di gestione di tutti i rischi connessi all’uso del device.
Ora ci si può chiedere come fornire ad un adolescente degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità, in grado di farlo crescere.
La soluzione più efficace per far evolvere le capacità di cui sopra è quella di avvicinare gradualmente il ragazzo alla tecnologia, fin da quando è piccolo; ma non tanto per insegnargli le funzionalità di uno smartphone.
Come sappiamo, la vivacità mentale di un bambino è del tutto sufficiente a permettergli di capire questi aspetti molto più rapidamente di un adulto.
L’obiettivo è di educarlo ai rischi: il rischio di assuefazione e di dipendenza, con i possibili effetti sulla salute; il rischio di perdere il contatto con la realtà; il rischio di essere avvicinato da adulti malintenzionati, che si fingono minori; il rischio che i propri dati vengano sottratti; il rischio che la propria identità venga usata da altri impropriamente, anche a fini ricattatori, e quant’altro.
Educare non significa spaventare; ecco perché un avvicinamento graduale è utile. Infatti, consente di sensibilizzare il bambino e il ragazzo all’uso di strumenti/app che abbiano un senso ed una utilità per lui in quella fase, abituandolo a porsi autonomamente il problema degli effetti prodotti dall’uso e dei suoi potenziali rischi.
Inoltre, prestando una certa attenzione al modo in cui tuo figlio gestisce lo smartphone e i social, si creano delle situazioni di dialogo molto naturali tra di voi, che possono rendere la comunicazione tra genitore e figlio molto più efficace di un atteggiamento meramente direttivo.
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