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Età dei capricci: come affrontarla

Francesca ha un bambino di due anni e sta attraversando la cosiddetta “età dei capricci”. Suo figlio è sempre stato tranquillo e sereno, ma da alcuni tempi ha iniziato a manifestare un certo rifiuto verso tutte le richieste di mamma e papà.

Inoltre prende i giochi degli altri bambini e li vuole solo per sé, mettendo a disagio i suoi genitori, che devono intervenire drasticamente. Vuole anche fare tutto da solo, senza che gli venga dato aiuto; alle volte questo implica che faccia dei pasticci, perché apre i contenitori e svuota gli oggetti, oppure si arrabbia perché vorrebbe arrampicarsi sopra un mobile ma non ci riesce.

Se anche tu, come Francesca, ti trovi in una situazione simile e non sai più come gestire il tuo bambino, ti suggerisco di continuare a leggere.

  1. Età di capricci: quando compare?
  2. Età dei capricci: che cos’è?
  3. Cosa fare per superare l’età dei capricci

1. Età di capricci: quando compare?

Viene spesso chiamata «età dei capricci» o anche «età dei no», e si tratta di una fase evolutiva che ricorre spesso quando il bambino ha circa due anni di età.

Fino a poco tempo prima la vita famigliare era tutto sommato serena, il bambino faceva qualche capriccio ma si riusciva a gestirlo senza troppo sforzo. Però ad un certo punto le interazioni con lui/lei iniziano a farsi più complicate. Ad esempio, si rifiuta di mangiare e, di fronte agli inviti di mamma e papà, oppone un secco rifiuto: «No!»

Tutto questo lascia un po’ sgomenti i genitori, perché non riescono a spiegarsi la ragione di tanta determinazione nel bambino; è ancora molto piccolo, ha solo due anni o due anni e mezzo, ma si oppone in modo estremamente deciso alla volontà dei genitori e tende a fare le cose a modo suo.

Non è un caso che ciò avvenga, e non devi nemmeno interrogarti su quali errori puoi aver commesso per trovarti in quella situazione. C’è una ragione ben precisa per questo e ora ti spiegherò perché non solo non devi temere questo atteggiamento, ma deve fin renderti orgoglioso della sua crescita.

2. Età dei capricci: che cos’è?

Ti sarai accorto/a che il primo anno di vita di tuo figlio/a c’è stata una fortissima dipendenza da parte sua nei tuoi confronti. Ti occupavi tu di favorire tutte le sue necessità primarie: mangiare, andare a dormire, spostarsi nell’ambiente, interagire con gli altri.

Dopo l’anno di età, il bambino ha acquisito molte autonomie e riesce a fare da solo tante di queste cose; in particolare, tuo figlio ha iniziato a camminare e quindi a muoversi per conto suo nell’ambiente domestico.

Questa condizione di rinnovata autonomia gli ha permesso di fare un enorme salto di qualità negli apprendimenti. Da quel momento, è stato lui a ricercare il modo di soddisfare la propria curiosità: andando a prendere gli oggetti che lo attirano, maneggiandoli, spostandoli, ecc.

Tutte queste opportunità lo hanno messo nella condizione di consolidare ampie autonomie, ma soprattutto gli hanno permesso di capire che da quel momento lui non è più un tutt’uno con l’altro (la mamma e il papà) che media le sue interazioni. Ora lui comprende di essere una persona con una sua unicità e ha bisogno di consolidare le proprie certezze.

Il “no” è il suo modo di rivendicare la propria identità, cioè la propria diversità dall’altro (mamma, papà, nonni…). Questa è la ragione per la quale devi essere lieto che ciò avvenga.

Ora però ti spiegherà anche come gestire serenamente queste situazioni, in modo da ottenere i migliori risultati educativi possibili per renderlo un adulto solido e sicuro di sé.

3. Cosa fare per superare l’età dei capricci

Come ti sarà facile comprendere, l’età dei no è il momento in cui il bambino inizia a costruire la propria autostima. Se viene costantemente sconfermato in questo, non ha la possibilità di maturare la necessaria sicurezza nei propri mezzi.

Cosa fare allora? Dirgli sempre di sì? Lasciare che faccia in ogni occasione come vuole? Naturalmente non è questa la strada più appropriata, perché si alimenterebbe un senso di onnipotenza che sarebbe negativo per lui e per i suoi stessi genitori.

La strategia educativa più adeguata consiste semplicemente nel discutere con il bambino, magari chiedendogli la ragione del suo rifiuto; facendogli capire serenamente che se da parte sua non c’è la volontà di fare una cosa, questo non ci spaventa, ma semplicemente non lo comprendiamo.

Molte volte, questo semplice accorgimento scioglie come neve al sole l’opposizione del bambino, poiché non innesca un muro-contro-muro e lascia aperta la porta a soluzioni alternative.

Vedrai infatti il bambino darti qualche spiegazione, e quindi riuscirai facilmente a trovare una soluzione utile a tutti: «Beh, se non vuoi che usciamo adesso ci possiamo andare fra cinque minuti, così hai il tempo di finire il tuo gioco.» oppure «D’accordo Luca, se non riesci a finire tutta la carne puoi lasciarne un pezzetto; basta però che questa sera mangi un po’ di più.»

Le soluzioni possibili sono tante, basta avere la pazienza di soffermarsi con il proprio figlio a parlarne. Quando i bambini fanno i capricci in modo più marcato, ci sono anche altre possibili strade, e ti guiderò anche su questo.

Pierluigi

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Pierluigi

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