Davide è un ragazzino che frequenta la scuola media. È un tipo piuttosto vivace, ma da un po’ di tempo il suo comportamento manifesta spesso degli eccessi che i suoi genitori non riescono a comprendere.
È un po’ lunatico, risponde in modo sbrigativo a qualunque domanda gli si faccia e tende a isolarsi per molte ore. Fino a poco tempo prima era molto più facile stargli vicino e coinvolgerlo in qualcosa; ora invece ha in testa solo il calcio, gli amici, lo smartphone e poche altre cose.
Con la scuola non ci sono grossi problemi. Il suo rendimento non è mai stato brillante e negli ultimi tempi è calato un po’ in alcune materie; tuttavia, gli insegnanti non drammatizzano e chiedono solamente che si applichi leggermente di più.
I suoi genitori cercano di spingerlo a dedicare maggiore cura allo studio, e lui garantisce che si sta impegnando molto. Ogni volta che sta per avere una verifica risponde sempre che ha studiato ed è pronto; poi però raggiunge a stento la sufficienza.
Se gli si fa notare che non è vero che si impegna come dice, lui si offende e se ne va a chiudersi in camera sua. Insomma, questa preadolescenza sembra mettere in difficoltà alcuni genitori, perché non è facile capire come relazionarsi.
1. Cos’è la preadolescenza
Lo dico in parole molto semplici, la preadolescenza è il momento delle contraddizioni per eccellenza. Infatti, è la fase dei repentini cambi di umore, delle crisi di rabbia e delle chiusure; ma anche delle gioie immense e dell’eccitazione improvvisa per piccole esperienze che stimolano il/la preadolescente.
È un processo di maturazione che avviene attorno ai 10-12 anni e nelle femmine è tendenzialmente più precoce che nei maschi.
In questo periodo, il bambino esce dalla fanciullezza e si cominciano a sviluppare i caratteri sessuali; inoltre, il suo pensiero subisce una progressiva evoluzione che lo porterà ad acquisire gli ultimi importanti “strumenti” per accedere alla vita adulta.
Tutto questo di svolge in un arco di tempo abbastanza limitato, e questa rapidità non offre sempre il tempo ai genitori di comprendere pienamente le straordinarie trasformazioni fisiche e mentali che stanno investendo il bambino o la bambina che hanno sotto gli occhi.
Di conseguenza, è normale che si continui a considerarlo/a un/a bambino/a, benché lo sviluppo che è in atto lo/la stia avvicinando molto a noi adulti. Questa fase porta con sé inevitabilmente delle difficoltà per i genitori e ora le approfondiamo insieme.
2. Il preadolescente non è più un bambino
Come abbiamo visto, una volta che la maturazione sessuale si avvia, il bambino esce rapidamente dal mondo che conosceva prima e inizia ad interessarsi di aspetti che ancora non lo avevano coinvolto.
Osserva gli altri in modo diverso, parla in modo diverso, si comporta in modo diverso, reagisce in modo diverso. Ad un certo punto, infatti, tutto fa pensare che il bambino che si vedeva prima stia svanendo, per lasciare il posto a qualcosa di simile ma differente.
Lo si nota da alcune piccole cose; ad esempio, le reazioni di un preadolescente ai modi più sbrigativi che il genitore usa, possono essere molto più cariche emotivamente di quanto non fossero prima. Infatti, un primo campanello d’allarme che aiuta il genitore a capire che qualcosa sta cambiando, sono proprio le reazioni del proprio figlio.
Se prima erano più composte, o comunque i capricci lasciavano presto il posto a comportamenti più garbati, con la preadolescenza la situazione cambia sensibilmente. In questa fase, le situazioni sono molto più cariche di prima dal punto di vista emotivo; perciò è normale che certe reazioni siano più pesanti, e soprattutto che richiedano più tempo al bambino per superarle.
Quindi, a un preadolescente non si possono più dare delle disposizioni secche come si tendeva a fare in precedenza; perché lui ha capito di non essere più il bambino di prima e di sentirsi più grande (mentalmente, prima ancora che fisicamente). Perciò si attende di essere trattato con un riguardo leggermente maggiore che in passato.
Ciò non significa riverirlo come un principino, ma impone di prendere in considerazione il suo punto di vista con una cautela maggiore di prima, affinché lui possa avere il tempo di fare propria la richiesta che riceve. Tanto più in passato si è riusciti a compiere questo delicato processo di coinvolgimento del bambino, tanto più semplice è la traversata di questa fase.
3. Il preadolescente non è ancora un adulto
Se è vero che il preadolescente non è più il bambino che era prima e pretende di ricevere la giusta attenzione allo status che sta maturando, bisogna anche riconoscere che non si ha ancora davanti a sé un adulto.
La strada che dovrà fare quel ragazzino è ancora lunga prima di maturare pienamente l’adolescenza e accedere alla vita adulta. Pertanto, può succedere che la frenesia di sentirsi sempre più grande induca il ragazzino a pretendere uno spazio sempre maggiore, andando anche al di là di ciò che gli può essere accordato.
Magari insiste per uscire da solo, per allontanarsi sempre di più da casa e per più tempo; oppure vuole decidere autonomamente se, come e quando studiare. Oppure cerca di fare da solo un insieme di cose che vengono abitualmente gestite da mamma e papà, come spostare oggetti delicati, alzare pesi di un certo tipo, maneggiare attrezzi complessi.
In alcuni casi, questi atteggiamenti avvengono sotto gli occhi dei genitori, perciò è possibile intervenire garbatamente nel contenere la spinta del ragazzo all’autonomia, in modo da tutelarlo meglio. Se sta alzando un vaso di cristallo più grande di lui, gli si può dire che non serve che lo faccia perché possiamo provvedere noi. In altre situazioni, invece, può prendersi delle libertà lontano dal controllo dei propri genitori e magari creare anche dei danni.
In ogni caso, è opportuno ricordare che lui sta cercando di prendere confidenza con un cambiamento importante, e ovviamente può perdere il controllo di alcuni aspetti. Pertanto, nel ricondurlo a un comportamento più adeguato, potrebbe non avere senso alzare i toni e agire con un rimprovero molto duro.
Di fronte a situazioni modeste, è molto efficace sostituire un rimprovero con una cauta ironia, che può essere una strategia utile per scaricare le tensioni. «Sì, so che sei forte come Hulk. Però quello è un vaso molto delicato ed è un peccato se si rompe. Meglio se lo sposto io, grazie.»
4. Il bambino si sta facendo ragazzo
Man mano che i mesi passano, la preadolescenza completa il suo corso e conduce il bambino verso l’adolescenza, la fase in cui sarà un ragazzo più maturo e capace di riconoscere il profondo cambiamento che lo ha condotto ad essere così diverso da prima.
Indubbiamente, è possibile che certi sbalzi di umore permangano ancora, ma la consapevolezza che l’adolescente ha acquisito nei confronti delle sue peculiarità è tale da renderlo più stabile di prima sotto molti aspetti.
Perciò, ti accorgerai che a poco a poco certi “capricci” non si presentano più, anche se possono lasciare lo spazio a critiche più pungenti. Il bambino sta diventando ragazzo e il tuo compito in questa fase consiste nell’accompagnarlo in questa transizione, mantenendo una certa distanza ma senza perdere il contatto con lui.
Mio figlio 11 anni spesso diventa aggressivo e provocatorio nei confronti di noi genitori , utilizza un linguaggio irrispettoso e i suoi scatti d’ira superano i limiti del consentito….A scuola un disastro c”è stato negli ultimi giorni (ormai una sett) un rifiuto di andare a scuola in quanto non voleva studiare per le ultime interrogazioni, insomma alle volte stargli dietro è davvero faticoso
Buongiorno Ale, grazie mille per la testimonianza!
Come dicevo, la preadolescenza è il momento delle contraddizioni per eccellenza ed è una fase di repentini cambi di umore; è estremamente importante saper ragionare con la testa anziché con la pancia.
Aggiungo un dettaglio che qua non ho toccato e molti trascurano: la pandemia ha messo a dura prova bambini e adulti, alzando i livelli di varie problematiche (ansia, depressione, ecc.). Questo significa che quegli aspetti fisiologici di cui parlo nel post rischiano ora di essere ancora più esasperati. Lo dico non per allarmare, ma solo perché bisogna essere ben consapevoli di questo prima di prendere qualunque decisione.
Detto questo, la prima cosa che consiglio di fare è lasciare correre un po’ le cose per qualche giorno, in modo da allentare la tensione tra voi, e che lui capisca che state volutamente dimostrando la massima pazienza possibile. Immagino che sarete abbastanza stanchi in questo periodo da non avere grosse difficoltà a mollare.
Dopo di che, fermatevi una sera a riflettere con calma con il ragazzo; spiegategli serenamente e calorosamente che lo vedete molto teso, che lo comprendete perché fa parte della fase preadolescenziale, la quale ha certe caratteristiche (prendete spunto dal post). Fategli buttare fuori la tensione, i suoi dubbi e i suoi problemi, anche se si tratta di stare due ore sul divano a fare niente. Poi pianificate con lui il modo in cui potee concludere quest’anno scolastico, dandogli l’aiuto di cui ha bisogno. Mancano due settimane alla fine della scuola: non c’è forse spazio per grossi cambiamenti nel rendimento scolastico, ma certamente è un tempo sufficiente a recuperare un dialogo e stendere le basi pee un nuovo rapporto a partire dall’estate. Là sarete più efficaci nel recuperare il suo comportamento.
Vedrete che il riposo estivo lo rasserenerà e a settembre sarà un ragazzo sensibilmente diverso.