Come ogni cosa, anche un rimprovero o una sanzione devono avere un senso; infatti, se un bambino riceve un rimprovero senza comprenderlo, non serve a nulla. Perciò bisogna trovare il senso da dare alla responsabilizzazione.
Il senso è farne un’occasione per recuperare la situazione ed eventualmente ripagare il danno. Se ciò viene fatto e l’intervento aiuta il bambino a comprendere meglio l’errore commesso, sarà altamente improbabile che lo ripeta.
Quando si prende un provvedimento verso il bambino per sanzionare un suo comportamento inadeguato, bisogna essere equi e proporzionati. La ragione è che noi parliamo al bambino con i nostri comportamenti, prima ancora che con le nostre parole.
Se abbiamo l’abitudine di giudicarlo in modo sbrigativo o eccessivo, senza nemmeno dare valore alle sue parole, lui impara che noi non siamo obiettivi e non avrà fiducia nel nostro giudizio.
Al contrario, se siamo cauti nel nostro giudizio, stendiamo le fondamenta per un rapporto di fiducia. Questo comporta che di fronte ad un guaio o un danno provocato dal bambino, lui non sarà focalizzato soprattutto sulla “punizione” che riceverà. La sua attenzione sarà rivolta alle nostre parole, che cercherà di interiorizzare volentieri perché si fida di noi.
Pertanto, ti sconsiglio di concentrarti su come punire tuo figlio o di vivere con ansia i suoi comportamenti più vivaci. Il tuo obiettivo deve essere di trasmettergli la massima fiducia nei suoi confronti, attraverso un rapporto quotidiano con lui che ti permetta di educarlo alle responsabilità; per piccoli passi.
Facciamo un esempio: tuo figlio ha fatto male a un suo compagno.
– Chiedigli il perché del gesto e ascolta la sua versione. Così capirà che non hai preconcetti.
– Se ne hai l’occasione, fallo parlare con l’altro bambino affinché si spieghino a parole.
– Cerca di comprendere se tuo figlio si è ravveduto per ciò che ha fatto. Se ha realmente compreso il significato negativo di quel gesto, forse non c’è bisogno di essere particolarmente severi.
– Se le aggressioni da parte sua sono piuttosto frequenti, allora fanne un caso da discutere con lui. È necessario che rifletta sulla difficoltà che incontra con gli altri bambini.
– Sensibilizzalo al disagio che ha provocato nell’altro bambino e fallo riflettere su cosa proverebbe a subire un’aggressione. Così si immedesima nella situazione di disagio di un’altra persona.
– Se vuoi fargli comprendere bene le conseguenze che quel gesto avrà su se stesso, puoi parlarne con tuo figlio nel momento in cui avrebbe qualcosa di interessante da fare (ad esempio, guardare la tv): la sua attenzione è certamente più elevata, ma soprattutto gli puoi spiegare che se non si fosse creata quella situazione, lui non perderebbe il tempo a parlarne. Potrebbe, infatti, dedicarsi ad altro.
Come avrai modo di vedere, una semplice procedura di questo tipo è già sufficiente a far riflettere il bambino sulle conseguenze di un gesto poco adeguato; tuttavia, non è aggressiva come uno schiaffo, né noiosa come una paternale.
Il piccolo disagio che gli crea dover sottrarre del tempo al gioco, per discutere con te serenamente su un brutto episodio, non è supplizio; però aiuta molto ad ottenere la sua attenzione.