Educazione

Perché gli anziani diventano cattivi?

Perché gli anziani diventano cattivi? Come occuparsi di genitori anziani che litigano costantemente?… Non sono poche le persone che mi pongono quesiti di questo genere e che hanno bisogno di capire come gestire i problemi che hanno con i propri genitori anziani nella vita di tutti i giorni.

In molti casi, la gestione dell’anziano è molto complessa, perché la fragilità aumenta improvvisamente e la famiglia non riesce a trovare un modo per rispondere a bisogni sempre più complessi. Tante volte l’anziano non può essere più gestito in casa con facilità e questo alza il livello di stress dell’intera famiglia; pertanto le relazioni tra figli adulti e genitori anziani si inaspriscono notevolmente.

Come pedagogista, mi occupo ovviamente anche di adulti, perciò ho la possibilità di aiutare le persone anche ad affrontare aspetti come questi. Ora voglio spiegarti alcune caratteristiche del comportamento degli anziani e delineare alcune linee di intervento che ti permettano di capire come prenderti cura di genitori anziani con efficacia.

1. Perché gli anziani diventano cattivi: è proprio così?

La prima cosa sulla quale voglio farti riflettere è che il fatto di essere anziano non significa affatto essere cattivo. Gli anziani sono persone come tutte le altre, perciò alcune sono più altruiste e socievoli, altre invece possono essere egocentriche e anche poco corrette.

Buono e cattivo sono giudizi etici che non aiutano a risolvere il problema; ciò che essi dicono è solo la manifestazione del disagio che i figli adulti percepiscono quando devono gestire i propri genitori anziani.

Il comportamento degli anziani può diventare insopportabile per molte ragioni, ma ciò non significa necessariamente che diventino improvvisamente “cattivi”. Alcuni anziani possono diventare più esigenti, irritabili o anche esprimere una certa arroganza; spesso però questi cambiamenti comportamentali sono il risultato di una serie di fattori, tra cui i cambiamenti neurocognitivi che avvengono nell’anziano, sia quelli fisiologici sia quelli eventualmente connessi a qualche patologia.

Questi cambiamenti possono generare un insieme di problemi che condizionano la memoria, che creano difficoltà nella comprensione e nella comunicazione, ma che riducono anche l’autostima e il senso di sicurezza percepito dall’anziano.

Prova a riflettere per un momento a come ti sentiresti se da un momento all’altro perdessi l’opportunità di disporre delle cose più preziose di cui disponi: le capacità motorie, l’autonomia personale, ecc. Se sarai così fortunato da arrivare alla terza età, sperimenterai anche tu questo genere di limitazioni, e ciò influirà inevitabilmente sul tuo modo di percepirti.

2. Genitori anziani che litigano: cosa provoca scoppi di rabbia negli anziani

Oltre a quello che abbiamo appena visto, bisogna ricordare che sebbene in età geriatrica molti aspetti cognitivi tendono al declino (memoria, attenzione, intelligenza fluida…), la cosiddetta «intelligenza cristallizzata» tende invece a rimanere costante.

In parole semplici, l’intelligenza cristallizzata rappresenta la capacità dell’individuo di utilizzare le conoscenze già acquisite. Se hai un po’ di esperienza con i grandi vecchi, anziani ottuagenari, ti sarai accordo che essi riescono a recuperare ricordi molto lontani e a ragionare su di essi; mentre possono faticare a ricordare cosa hanno mangiato un’ora prima.

Naturalmente queste difficoltà non sopraggiungono improvvisamente, ma si generano piano piano con l’avanzare dell’età. È proprio questa progressione a rendere difficile sia all’anziano che alla sua famiglia la consapevolezza nei limiti cognitivi legati all’età.

Dal punto di vista della famiglia, le persone hanno la percezione di trovarsi di fronte ad un vecchio egoista; dal punto di vista dell’anziano, invece c’è la sensazione di perdere il controllo su fatti, esperienze e pensieri che fino a poco prima erano gestiti in sicurezza.

È proprio qui che si genera il “misunderstanding” tra le generazioni che può portare ad un inasprimento dei rapporti: l’una vorrebbe sopperire alla scarsa autonomia dell’altra; l’altra cerca di mantenere il controllo su di sé e sulle proprie cose anche quando non ha più l’autonomia sufficiente per farlo.

La conseguenza di questo meccanismo è rappresentata dalla rabbia e dall’aggressività che possono essere suscitate da negli anziani da vari fattori, quali: la perdita di autonomia e indipendenza, l’isolamento sociale, la malattia, il dolore cronico e la frustrazione per la ridotta capacità di comunicare efficacemente.

Inoltre, i conflitti familiari, le difficoltà finanziarie e la resistenza dei genitori anziani ad accettare un aiuto esterno possono alimentare litigi e discussioni. In alcuni casi, il cambiamento di personalità dovuto a malattie come la demenza può portare ad aggressività verbale e fisica.

Affrontare questi comportamenti non è facile, ma è importante cercare di comprendere le ragioni alla base della rabbia e della frustrazione degli anziani e cercare di rispondere alle loro esigenze.

3. Come occuparsi di genitori anziani che litigano costantemente

In un clima così infuocato da generare conflitti, bisogna trovare necessariamente il modo per capire come prendersi cura dei genitori anziani che litigano costantemente. Tutto ciò rientra pienamente all’interno di un approccio educativo che, come hai avuto modo di capire leggendomi, è una forma di aiuto allo sviluppo.

Anche l’adulto ha bisogno di un aiuto a crescere ed evolversi; lo stesso si può dire per l’anziano, almeno per quanto riguarda le sue potenzialità residue. Già aiutare un anziano a comprendere che le sue abilità si stanno riducendo rappresenta un valido percorso di aiuto allo sviluppo; ma qual è la modalità più adeguata per gestire genitori anziani che litigano costantemente? La modalità dipende innanzitutto dalle competenze comunicative che la famiglia possiede.

Nel mio manuale Genitori Senza Paura spiego molto bene tutte le caratteristiche di una comunicazione efficace e fornisco delle tecniche utili sia ai genitori per educare i figli, sia ai figli adulti per educare i genitori anziani. Anzi, per molti aspetti invecchiare è proprio come tornare bambini, con la differenza che alcune autonomie non si recupereranno più. Quali sono le competenze comunicative più rilevanti?

La prima competenza da affinare riguarda la capacità di ascolto: esistono varie modalità di ascolto ma quella che ti esorto a perseguire è l’ascolto attivo. In parole semplici, non si tratta di ascoltare e basta, l’ascolto attivo implica prestare attenzione all’altro affinché la comunicazione non verbale trasmetta questo messaggio: “per me è importante ciò che dici.


La seconda riguarda il rispetto di ritmi della comunicazione che permettano di superare le barriere della comunicazione.

La terza riguarda la logica da seguire quando si contrattano degli aspetti con l’altro. Quando sei capace di gestire questi aspetti in maniere abbastanza flessibile e competente, puoi certamente orientare il dialogo con l’anziano su un piano costruttivo e di rispetto reciproco.

Naturalmente questo può non bastare a ridurre ogni forma di conflitto, ma di sicuro è molto più semplice circoscrivere un problema e dare all’anziano dei riferimenti obiettivi per aiutarlo a comprendere le proprie difficoltà.

Detto questo, è molto importante iniziare a sensibilizzare genitori anziani verso la perdita di autonomia che potrebbe sopraggiungere in futuro. Se un genitore è stato sufficientemente abile ad instaurare una buona relazione con i propri figli, si trova nella condizione di apertura più utile ad essere tutelato dai propri figli verso le perdite di autonomia legate alla terza età.

Infine, l’ultimo aspetto che puoi prendere in considerazione se la situazione si fa difficile, riguarda la richiesta di aiuto che puoi fare. Ci sono servizi specifici che si occupano delle problematiche che riguardano gli anziani, a cominciare dai servizi sociali del tuo territorio e dai servizi sanitari.

Pierluigi

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